Alimenti
Italia, Tunisia e Venezuela in testa classifica consumi di pasta
Un piatto su 4 mangiato nel mondo è prodotto in Italia

Roma, 23 ott. (askanews) - La pasta è ormai un fenomeno mondiale e, se mettessimo in fila le confezioni di spaghetti, fusilli e paccheri prodotte in tutto il mondo nel 2014, si creerebbe un 'serpentone' di oltre 6,5 milioni di chilometri, sufficiente a fare il giro della terra per circa 160 volte. L'Italia guida la speciale classifica dei consumatori delle 14,5 milioni di tonnellate di pasta prodotte nel 2014, con 25 chili pro-capite annui. La Tunisia, seconda, ne consuma 16 chili a testa, davanti a Venezuela (12 kg) e Grecia (11,2 kg). Più staccato un "gruppone" di Paesi il cui consumo pro capite si attesta tra gli 8 e i 9 chili, nel quale non mancano sorprese: gli Usa sono al settimo posto con 8,8 kg, mentre i pasta lovers asiatici sono guidati da Iran (8.5kg) e Turchia (7,5), ma il "balzo" più interessante è stato realizzato dall'Argentina, che con 9,1 kg pro capite è passata in 4 anni dal dodicesimo al sesto posto di questa speciale classifica. E che dire della Germania, dove il consumo di spaghetti è salito dai 3,5 kg pro capite del 1972 ai 5,4 del 1997 fino agli 8,5 kg del 2014. I dati arrivano in occasione del World Pasta Day & Congress 2015, che si aprirà domani a Expo 2015.
Con quasi 3,5 milioni di tonnellate prodotte nel 2014, l'Italia è il leader del mercato mondiale della pasta, tanto che un piatto di pasta su 4 (24%) mangiato nel mondo viene prodotto dai nostri pastifici, addirittura 7 su 10 di quelli consumati in Europa. In 15 anni l'export di pasta italiana è cresciuto complessivamente di circa il 50%, +3,6% nel 2014 rispetto al 2013. Oggi esportiamo il 57% della nostra produzione nazionale - circa 2 milioni di tonnellate per un controvalore di 2 miliardi di euro - contro il 54% di 5 anni fa, il 48% del 2000... e il 5% del 1955. E quota 60% non è così lontana, anche se già ci sono pastai italiani che esportano oltre il 90% della produzione. Senza contare che la pasta fa anche da volano al consumo di prodotti tipici del primo piatto all'italiana come pomodoro, olio e formaggio. Che le aziende cominciano ad esportare con il proprio marchio, divenendo di fatto delle autentiche promotrici della Dieta Mediterranea nel mondo.
Nel 2014 la Germania si conferma il principale mercato per gradimento della pasta tricolore (oltre 360mila tonnellate e un'incidenza pari al 18,3% del totale), seguita Regno Unito e Francia, per entrambe 278mila tonnellate e 14,1% del totale. Al di fuori dell'Europa, sono gli Usa il primo sbocco, con 151 mila tonnellate e un peso del 7,7% in volume e del 9,5% in valore, davanti al Giappone (3,8% in volume). Questi "fantastici cinque" sono i mercati più consolidati per la pasta italiana, pesando più della metà (58%) sulla torta del nostro export. Analogamente, il mercato europeo assorbe il 73,7% della domanda (il 66,8% considerando i soli Paesi UE), davanti alle Americhe (11,2%) e all'Asia (10,9%). Per questi continenti, il 2014 ha registrato un tasso di crescita positivo e uniforme attorno al 4 per cento in volume.
In crescita gli italian pasta lovers anche in Paesi emergenti, dove la voglia di pasta va oltre l'ostacolo di diverse culture gastronomiche: nei Paesi BRICS (+11,2% in volume nel 2014), con Russia (+11,5%), India (+15,4%) e, soprattutto, la Cina (+37,9%) a trainare la passione per la pasta e, più in generale, per tutto il food italiano.
Nei primi 6 mesi del 2015, i mercati più ricettivi alla pasta italiana sono stati: nelle Americhe il Canada (+8,4%), in Asia Arabia Saudita (+65,1%) e l'estremo oriente con Cina (+23,1%), Taiwan (+15,4%) e Thailandia (+12,9%), mentre il boom di Sud Africa (+33,2%), Kenya (+40,8%) e, soprattutto, Tanzania (+295,8%) conferma che l'Africa subsahariana rappresenta la nuova frontiera per la pasta globale e laboratorio per mostrare come dalla pasta possa arrivare una risposta importante a fame, carestie e malnutrizione.
(segue)
© Riproduzione Riservata