IL CASO
Scorie nucleari? Falso allarme
Voci su nuovi stoccaggi al Jrc smentite dai portavoce del sito
Un nuovo allarme sta serpeggiando fra i gruppi online di cittadini di Sesto Calende, Ispra e Taino: il Jrc di Ispra avrebbe un nuovo deposito di scorie nucleari.
E che cosa vi stoccheranno? Ispra diventerà punto di raccolta dei rifiuti radioattivi di altri Paesi europei? Gli interrogativi incalzano e i commenti fanno riflettere sulla scarsa informazione e inesattezze circolanti su questo argomento così importante per chi vive sul territorio varesino. Scienziati e ricercatori del centro fanno chiarezza. Innanzitutto c’è da dire che l’articolo del Sole 24 Orecitato ora sui social per lanciare l’allarme è dello scorso anno, anche se viene spacciato per attuale. Viene indicato un secondo deposito di scorie nucleari dell’Ue a Ispra e lascerebbe pensare ad un deposito comune per i Paesi dell’Unione.
Come già spiegato lo scorso anno durante un’assemblea pubblica dal capo dipartimento sicurezza e gestione del sito, Rien Stroosnijder, la verità è diversa: «Il Jrc si occuperà dei rifiuti nucleari prodotti in 60 anni di ricerca e non riceverà rifiuti di altri siti. Le scorie ispresi (l’1% del materiale italiano Ndr) finiranno nel deposito nazionale che dovrà essere realizzato. Lo stoccaggio a Ispra per 12mila metri cubi è provvisorio». Conferma oggi il portavoce Jrc, Nina Kajander: «Il vecchio deposito di stoccaggio esistente era piccolo, così ne è costruito uno più ampio, adeguato ai nuovi standard di sicurezza, l’Area 41. Questo deposito extraterritoriale Ue sostituirà il vecchio e ospiterà le scorie dello smantellamento dei due reattori ispresi: Ispra 1, attivo nel 1959 e spento nel ’73, e Essor, costruito nel 1967, spento nel 1983. Ma non saranno inseriti materiali provenienti da altri siti e conterrà materiale radioattivo, non nucleare».
C’è differenza: il materiale radioattivo è quello degli strumenti utilizzati per la ricerca che hanno subito una contaminazione; non si tratta di materiale nucleare come l’uranio, tipico materiale per i reattori nucleari a fissione. «Non c’è nulla di allarmante» continua la portavoce. «Il Jrc non agisce in modo indipendente ma l’intero programma nucleare è sottoposto a ispezioni e autorizzazioni del governo Italiano e a normative e procedure molto strette, oltre ad un monitoraggio ambientale. Se ci fossero pericoli per la salute, noi certo non lavoreremmo qui. Nostro obiettivo è di restituire l’area a prato verde senza traccia di scorie». La disattivazione degli impianti e la gestione dei rifiuti è iniziata nel 1999. Area 41 è in attesa delle ultime autorizzazioni per poter iniziare ad accogliere i rifiuti speciali.
Dal Jrc di Ispra giunge un appello ai cittadini: «La trasparenza delle informazioni, quando si parla di un argomento così vitale, è fondamentale. Contattateci per avere notizie dirette e dettagliate».
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