L’INTERVISTA
La forza di Angela nell’autobiografia dell’assassino
Selene Caramazza interpreta la moglie di Zagari in “Ammazzare stanca”. «Il mio è l’unico personaggio positivo: compagna di Antonio, lo aiuto nel suo cammino di pentimento autentico»
«Ho rischiato di dovere andare a scuola di lombardo, materia ardua, poi si è deciso che il mio personaggio poteva essere esentato e ho avuto il piacere di conoscere Claudia Donadoni solo come compagna di set e non come insegnante». Così Selene Caramazza svela un piccolo segreto di “Ammazzare stanca - Autobiografia di un assassino“, il film presentato sabato sera – 6 dicembre –, alle 20.30, al Nuovo, con Gabriel Montesi – lui sì, allievo di Claudia Donadoni per dare al suo Antonio Zagari una credibile parlata varesina – e il regista Daniele Vicari.
In una storia vera tanto crudele, lei interpreta Angela. Fa da controcanto?
«È il personaggio più positivo, l’unico totalmente positivo. Compagna di Antonio, lo aiuta nel suo cammino di pentimento autentico. Nell’autobiografia di Zagari in realtà non ha un grande spazio, le è stato affidato in fase di sceneggiatura. Ne è uscita una figura che mi ha colpito per la forza dei sentimenti e in generale per la determinazione».
In questi giorni lei è sul grande schermo anche con un altro film, Breve storia d’amore. Bello sapere di valere doppio?
«Molto, ma in Breve storia d’amore il mio è giusto un cameo. Felice però di esserci perché me l’ha chiesto Ludovica Rampoldi, che conosco e apprezzo molto come sceneggiatrice, impossibile rifiutare l’invito di una persona fantastica come lei. Naturalmente mi comporterò allo stesso modo nel caso in cui debutti alla regia anche il vostro Davide Serino. Quando ha saputo del nostro appuntamento al Nuovo, mi ha telefonato dicendomi: “Salutami la mia città”. Ci avrebbe fatto volentieri compagnia ma l’hanno chiamato a Barcellona».
Alla coppia Rampoldi-Serino dobbiamo la sceneggiatura di The Bad Guy, serie di successo, e dunque la sua notevole Leonarda Scotellaro. Per diventare così aggressiva le basta tagliare i capelli corti?
«No ma aiuta. Scherzo, per entrare nel personaggio ho dovuto dimenticarmi chi sono perché Leonarda è completamente diversa da me, se non addirittura il mio esatto opposto. Riuscire a diventare lei ha rappresentato per me un quotidiano bagno di autostima. Però che fatica, a cominciare dalle lezioni per imparare il palermitano».
A ripetizione di palermitano lei che è nata a Palermo?
«Nata sì, ma cresciuta a Favara, in provincia di Agrigento, terra di due miei grandi amori, Luigi Pirandello e Andrea Camilleri. Il dialetto non è lo stesso. In The Bad Guy ero la sorella di Nino, interpretato da Luigi Lo Cascio, dalla parlata tipicamente palermitana, quindi mi è toccato adattarmi».
Restando in area Palermo, come vedrebbe la sua grintosa poliziotta in un film di Angelo Duro?
«Fuori posto. Leonarda ha una personalità complessa, è un personaggio dalle molte sfaccettature, non liquidabile unicamente come cattiva».
In The Bad Guy non ci sono personaggi positivi a tutto tondo. Le piace sapere che gli spettatori non sanno da che parte stare?
«Credo sia una delle serie italiane meglio scritta da diversi anni a questa parte. Evitare di avere solo buoni e solo cattivi non è un esercizio degli sceneggiatori per spiazzare il pubblico ma un modo per spingerlo a considerare la vicenda e l’animo umano nel suo insieme».
È sempre più raro vedere a teatro un testo di Luigi Pirandello. Cosa ne pensa?
«Che è molto triste la sorte riservata oggi ai suoi capolavori e alla prosa in generale. Ed è altrettanto triste come anche al cinema vengano chieste storie il più possibili semplici, intense come leggere, di superficialità dorate. Il compito dell’arte è invece quello di scuotere. Ammazzare stanca lo fa».
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