LA PIAGA
Ladri di reti, pescatori esasperati
Due furti in 40 giorni. Sospetti su bande dell’Est Europa

Non hanno pace i pescatori professionisti del Lago di Varese. I continui furti di reti, con danni economici rilevanti, uniti alla difficoltà di lavorare per i problemi che lo specchio d’acqua registra ormai da tempo, li hanno portati all’esasperazione.
In quaranta giorni si sono registrati due furti. L’ultimo nove giorni fa: ha fruttato ai ladri otto reti del valore di 1.300 euro, pronte per l’uso (vanno infatti adattate, dopo essere state acquistate; le reti vergini provengono tutte dal Giappone o dalla Cina).
Per entrare in un capanno da pesca, in piena notte, ignoti hanno scardinato la chiusura protetta da robusti lucchetti, distruggendo anche i serramenti e lasciando pochi attrezzi in un disordine indescrivibile.
Per portare via le reti hanno utilizzato una carriola, trovata sul posto: l’hanno riempita con il bottino e abbandonata poi a pochi metri dalla provinciale, una volta caricata la refurtiva sull’auto.
Di sicuro hanno agito almeno in due o tre persone. Forse si tratta di pescatori di frodo dell’Est Europa, senza alcuna licenza, perché sul Lago di Varese possono pescare solo i professionisti della Cooperativa Lago di Varese: ormai ne sono rimasti tre.
Eppure le telecamere, sulle strade di Bardello e di Gavirate non mancano, e quante auto possono essere passate, intorno all’una di notte, con il coprifuoco, si domanda chi vive di pesca?
Le reti sono costose: se ne usano di tipi diversi per larghezza e lunghezza a seconda di che cosa si intende pescare.
Se un tempo c’erano tante alborelle e persici, ora ci si accontenta anche delle carpe.
Il furto precedente ha visto sparire da un capanno otto antane (che si usano per gli esemplari più grossi) e otto tramagli (reti che vanno bene per tutte le specie). Il valore delle sedici reti ha raggiunto i 2.500 euro, senza contare che erano già state pazientemente preparate, cioè montate a una a una.
Chi ruba queste reti, le usa per pescare di notte (ma anche di giorno) quello che il lago offre, pesci siluro compresi, che da noi nessuno consuma. Ma in Europa dell’Est, per esempio in Romania, si è imparato a cucinarli e a conservarli durante gli anni della dittatura di Nicolae Ceausescu, quando il cibo era scarso per tutti tranne per il regime e i laghi offrivano queste specie e poco altro.
I colpi messi a segno, andando indietro negli anni, sono stati almeno una quarantina; alle reti, prima della pandemia, si aggiungevano anche quelli dei motori da barca: sono stati sette in tutto dai 15 cavalli fino ai 5, questi ultimi furti, a partire dal 2002. L’ultimo, invece, è avvenuto nel 2019.
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