IN TRIBUNALE
«L’assegno non gli spettava». E il 91enne ora rischia tre anni
Anziano di Castiglione Olona accusato di aver percepito indebitamente la pensione sociale
Dopo la separazione dalla moglie presentò domanda per ottenere la pensione sociale. Ma una decina d’anni più tardi, tornò a vivere con la sua ex compagna. E così facendo, secondo l’accusa, avrebbe ricostituito il nucleo familiare senza però comunicare la variazione e, di conseguenza, il nuovo reddito. Una variazione che gli avrebbe fatto perdere il diritto a quell’assegno mensile.
Per questo un uomo di 91 anni è stato rinviato a giudizio dal gup Marcello Buffa con l’accusa di indebita percezione di erogazioni pubbliche, reato per il quale l’anziano - oggi ospite di una casa di riposo - rischia una condanna fino a tre anni di reclusione.
La somma indebitamente incassata, secondo i calcoli della Guardia di Finanza che ha effettuato le indagini, ammonta a quasi 110.000 euro (107mila, per l’esattezza), pari alle tredici mensilità della pensione sociale percepite dal 2001 (anno di presentazione della domanda) al 2021 (anno di scoperta del presunto reato). Soldi che, stando alla Procura della Repubblica di Varese, l’uomo non aveva più diritto di prendere.
Marito e moglie si separarono legalmente nel 1994 e sette anni più tardi l’anziano, classe 1933, presentò all’Inps la domanda di assegno sociale, che gli venne riconosciuto alle luce della sua situazione patrimoniale. Per un importo di 690.950 lire (356,84 euro) mensili nel 2001 e aumentato con il passare degli anni fino ad arrivare ai 460 euro nel 2021. Ma nel 2010 la coppia tornò a vivere sotto lo stesso tetto, una novità che il 91enne si “dimenticò” di comunicare all’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Peccato però che l’assegno sia legato al reddito del soggetto che ne fa richiesta, reddito che secondo l’accusa a quel punto è cambiato poiché la ex moglie ha delle proprie entrate. Insomma, tornando a convivere con la madre dei suoi figli l’anziano avrebbe dovuto dichiarare i redditi congiunti. Tacendo, invece, avrebbe continuato a percepire indebitamente un sussidio che, a quel punto, non gli spettava più.
Un’accusa che i suoi difensori (gli avvocati Domenico Albarano e Marco Biasolo) intendono smontare nel dibattimento che inizierà a ottobre 2024 davanti al collegio del Tribunale. Secondo la difesa, la comunicazione non sarebbe stata necessaria perché non fu ricostituito formalmente il nucleo familiare, ma semplicemente nel 2010 l’ex moglie (nel frattempo deceduta) andò a vivere a casa dell’imputato perché si era ammalata e per i figli era più comodo gestire i genitori nella stessa abitazione.
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