ALL’ALCATRAZ
L’audacia e il glamour dell’arte drag
Fanno tappa all’Alcatraz alcune delle star del talent di RuPaul

Queer è bello, ma anche divertente. Lo si evince dalla pervasiva presenza di spettacoli di drag queen nei cartelloni di grandi città e paesi di provincia, in teatri illustri così come nei locali più periferici. Ma tutti questi eventi in qualche modo discendono da uno, l’evento drag con la E maiuscola. Quello legato indissolubilmente alla personalità che forse più di tutte ha reso consapevole il pubblico mondiale di come l’esibizione en travestì, anche la più ironica e trasgressiva, è un’arte frutto di preparazione e conoscenze. La Drag Race di RuPaul arriva così a Milano. La più importante rassegna per drag queen del mondo, tra intrattenimento ed esibizioni musicali, si terrà all’Alcatraz giovedì 17 (apertura porte alle 19). La RuPaul’s Drag Race WERQ The World 2025 è una produzione teatrale glamour e al contempo concorso per aspiranti star della cultura LGBTQ di forte combattività. La tappa milanese del tour mondiale vedrà sfilare sul red carpet alcune delle più celebri drag della scena planetaria contemporanea, anche se mancherà proprio RuPaul, che d’altra parte vigilerà come una sorta di nume tutelare sull’intera serata. Gli spettatori sfileranno su un vero e proprio tappeto in cui incontreranno diversi ospiti, a partire dall’apprezzata conduttrice Sasha Velour. Sarà lei a svelare alla folla i dietro le quinte di uno degli show di premiazione più anticonvenzionali e unici mai concepiti. Ad arricchire il programma ci saranno d’altronde una serie di performance esclusive e strabilianti, con protagoniste alcune affermate figure della cultura drag nonché più che popolari volti della televisione statunitense (e non solo). Sono già state annunciate difatti Derrick Barry, che si presenterà nei panni di Britney Spears, Jaida Essence Hall in un omaggio a Beyoncé, Jorgeous come Jennifer Lopez, Roxxxy Andrews nelle vesti di Mariah Carey e Vanessa Vanjie nella sua personale interpretazione di Rihanna. In realtà non finisce qui, dato che l’organizzazione ha promesso un ulteriore special guest proveniente dal franchise di Drag Race. Qui terminano le informazioni, anche se sembra certo che l’effetto sorpresa sia non soltanto auspicato, ma addirittura garantito, visto lo spirito neobarocco che da sempre caratterizza l’arte drag. Che cosa fa però di uno spettacolo come la Race una piattaforma per comprendere il ruolo della drag queen in questa società che ancora guarda con sospetto spesso bigotto queste esibizioni? Forse proprio il fatto che ci interroga su costrutti e inconsapevolezze del nostro quotidiano. L’accademica Judith Butler, per esempio, rintraccia proprio nel travestimento il modo per attestare quanto l’identità di genere sia un fatto culturale più che biologico, scardinando gli assunti manichei e stimolando una riflessione sulla fluidità che pervade visioni, concezioni e politiche proprie dell’umanità. Certo è che il successo, anche al botteghino, è sintomatico di quanto il mondo queer sia tutt’altro che settario o, peggio ancora, elitario.
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