L’ALLUVIONE
«Così ho salvato le mie bambine»
Il drammatico racconto di una mamma che abita in via delle Camelie: «Le ho passate alla vicina mentre l’acqua saliva e il cancello era bloccato». La paura di nuove bombe d’acqua

«Ho salvato le mie bimbe, passandole in braccio alla vicina. L’acqua saliva dal garage e ho pensato solo a una cosa: metterle in salvo. Senza elettricità, l’entrata era chiusa e così le ho passate da sopra le inferriate del cancello».
È questa la storia più drammatica dell’alluvione di domenica che, in riva al lago Ceresio, ha colpito soprattutto Lavena. A far paura i torrenti che scendono dalle montagne fra Ardena e Marzio, specialmente il Viso e il Pianazzo. In condizioni normali sono ruscelletti innocui. Poche ore fa, invece, hanno scatenato l’inferno.
La strada segnata maggiormente dalle intemperie è via delle Camelie, dove i detriti accumulati raggiungono i due metri d’altezza: «Improvvisamente - racconta la signora Monica - l’acqua ha iniziato a salire velocemente dal garage. A quel punto ho pensato soltanto a salvare le mie bambine di quattro anni e nove mesi. Poi ci siamo rifugiati tutti dai vicini».
In salvo? Macché: «Dopo qualche minuto abbiamo dovuto andarcene pure da lì. L’acqua stava salendo. Fortunatamente ci ha accolto un’altra famiglia al secondo piano. Abbiamo dovuto attraversare la strada, con l’acqua e il fango che ci arrivavano alle ginocchia e le bimbe in braccio. Alla fine ce l’abbiamo fatta». Già, ma a quale prezzo? Qui i giardini si sono trasformati in una palude di fango, negli scantinati la forza dell’acqua ha divelto finestre e porte. Qualcuno, pur di far uscire l’acqua, ha preso a martellate i vetri. «L’acqua non se ne voleva andare - ricorda Natalino Panfili - arrivava da tutte le parti».
Qualcuno ha cercato di salvare un fuoristrada che si trovava in garage. Ma, a metà rampa, ha desistito: «Ho preferito salvarmi la vita, piuttosto che mettere al sicuro l’auto». Sempre da via delle Camelie, qualcuno ha provato di tutto per deviare, a mani nude, il fiume che, anziché girare in una curva a gomito verso destra, circumnavigando le abitazioni, è andato dritto verso il lago. Ma anche laddove ci sono strade e case: «Sotto la tempesta - sottolinea Maria Luisa Coniglio - i nostri uomini hanno usato di tutto: braccia, assi di legno, sassi, per fermare l’inondazione. È bastato un attimo ed eravamo sommersi Per fortuna è accaduto di giorno e di domenica. Non oso immaginare che cosa sarebbe successo se la bomba d’acqua fosse arrivata di notte».
Un po’ ovunque l’asfalto e i giardini hanno lasciato il posto al fango. Le auto rimaste nei box sono da buttare. Anche dopo un’interruzione di 15 ore nelle precipitazioni, via Pianazzo è ancora un torrente con quattro dita d’acqua. Dalle case, invece, sgorga fango.
Come dalla taverna di Silvano Soranzo: 73 anni e una mattinata intera a portare avanti e indietro carriolate di melma. Nel disastro la nota positiva è che amici, parenti e vicini di casa si danno una mano, aggiungendosi a vigili del fuoco, Protezione civile e agli uomini del sindaco Massimo Mastromarino. Antonio Garito presta due operai al vicino alluvionato: «Qui bisogna intervenire, perché nelle tubature c’è un tappo. Se tornasse a piovere, siamo punto e a capo». Lo temono anche in via Marconi o via Nolina dov’è accaduto qualcosa di simile, oppure lungo il torrente Dovrana dove, ieri, un “tappo” di tronchi su un ponticello ha fatto temere il peggio.
© Riproduzione Riservata