IN TRIBUNALE
Mensa dei poveri, l’avvocato di Aliverti: «Lo presumono colpevole»
L’arringa dell’avvocato Ermanno Talamone davanti alla seconda Corte d’Appello di Milano

«In gran parte della motivazione della sentenza di primo grado è emerso un atteggiamento del tribunale caratterizzato da una sorta di presunzione dell’illiceità delle condotte contestate. Qualcosa di molto simile a un pregiudizio. Sembra quasi che i giudici ci abbiano detto: “Non siamo noi dimostrare che hai sbagliato, ma sei tu che devi dimostrare che hai fatto giusto”». È un passaggio dell’appassionata arringa davanti alla seconda Corte d’Appello di Milano dell’avvocato Ermanno Talamone, difensore di Andrea Aliverti, ex addetto stampa dell’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi, accusato di truffa all’Europarlamento nel processo Mensa dei Poveri assieme alla sua ex datrice di lavoro, all’avvocato Carmine Gorrasi, all’epoca coordinatore provinciale di Forza Italia, e all’onnipresente Nino Caianiello (uscito dal processo patteggiando quattro anni e 10 mesi). L’accusa gli è costata una condanna a un anno e quattro mesi di reclusione con la condizionale e a un risarcimento in solido di 12mila euro (risarcimento già fatto pervenire a Bruxelles, non a caso il Parlamento Ue ha revocato la costituzione di parte civile).
«In realtà, nessuno è andato a vedere nel dettaglio se la prestazione effettuata da Aliverti avesse quel valore o meno. C’erano le intercettazioni e si sono fatte bastare quelle per contestare la truffa. E sì che è stata messa a disposizione una consulenza di una società milanese che opera nelle relazioni pubbliche a livello internazionale, secondo la quale dietro l’aumento del compenso è corrisposto un effettivo incremento di attività a favore di Lara Comi», ha insistito l’avvocato Talamone. Per poi chiosare: «Siccome nessuno è stato in grado di controllare se ci sia stata una truffa o meno, al limite può essere contestato il reato di indebite erogazioni pubbliche. Tuttavia, visto che il presunto profitto illecito contestato è sottosoglia, Aliverti deve essere assolto».
La sentenza dice altro. E cioè che ci sarebbero stati accordi per far assumere Aliverti al Parlamento Europeo, tramite l’onorevole Comi, con uno stipendio più alto rispetto a prima (da un migliaio di euro si è passati a oltre 3400 euro), per poi destinare all’incirca 1.500 euro al mese (dal novembre 2018 fino al marzo 2019), una parte all’avvocato Gorrasi per il pagamento delle spese delle strutture di Forza Italia nella provincia di Varese e un’altra a Caianiello, all’epoca deus ex machina dei forzisti in zona. Tesi corroborata da chat e intercettazioni e dalle dichiarazioni dall’ex presidente del Cda di Accam Laura Bordonaro, che avrebbe avuto modo di conoscere i contorni dell’intesa durante una convention di Forza Italia a Fiuggi a settembre del 2018. Prossima udienza il 18 settembre.
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