L’INTERVISTA
Un Dolce racconto di Legnano
Alfonso Dolce di Dolce&Gabbana: «La piccola Milano è una città strategica, qui siamo diventati grandi»

Alfonso Dolce di solito non concede interviste. Già riservato di suo, come amministratore delegato del gruppo Dolce&Gabbana ha poi la responsabilità di un’azienda che fattura 1,3 miliardi di euro all’anno e dà lavoro a circa 5.500 dipendenti sparsi un po’ in tutto il mondo. Per la sua Legnano, però, Dolce fa un’eccezione. L’occasione? La serata di gala di sabato 30 marzo, quando la Famiglia Legnanese l’ha insignito della Tessera d’oro riservata ai soci che hanno fatto la storia della città.
Perché anche se il marchio ha il cuore il Sicilia e il cervello a Milano, è a Legnano che il gruppo ha il suo quartier generale e il suo stabilimento principale: 800 dipendenti in via XX Settembre, più altri 400 nella nuova fabbrica di Lonate Pozzolo.
Dolce&Gabbana è un marchio riconosciuto a livello mondiale. Perché ha base proprio a Legnano?
«Perché questa è una piccola Milano. Qui abbiamo trovato terreno fertile, nei nostri confronti la città si è dimostrata ricettiva. Certo, come in tutti gli altri comuni italiani c’è qualche problema. Ma qui chi fa impresa in modo serio trova terreno fertile. E poi per me è importante evitare lo spreco di tempo negli spostamenti, è qui c’è un importante vantaggio logistico».
Cioè? L’essere tra Milano e Malpensa?
«Non è poco, a volte questo territorio sottovaluta la sua posizione, che è strategica da più punti di vista. Tutto è migliorabile: ma qui c’è una rete stradale che garantisce rapidi collegamenti e una rete ferroviaria che bene o male funziona. Certo, si tratta di infrastrutture che richiedono investimenti per essere migliorate».
Non è sempre semplice, basta guardare il caso Tav...
«La Tav va fatta, senza dubbio. Come va fatto il quarto binario, del quale si parla da troppo tempo. Il mondo è sempre più piccolo, i collegamenti sono essenziali perché le imprese possano funzionare».
Poi cos’altro serve a un’impresa per crescere? Basta essere creativi?
«La creatività è importante quanto la qualità. Questi due elementi non possono essere separati. Serve il creativo, certo; ma serve anche chi garantisce un prodotto qualitativamente perfetto. Senza questa regola fondamentale, non saremmo diventati quello che siamo oggi».
Quando nel 1990 Dolce&Gabbana arrivò a Legnano non era ancora il mostro sacro della moda che è oggi...
«A Legnano arrivammo per caso. Lasciata la Sicilia, alla fine degli anni Ottanta ci dividevamo tra Milano e Busto Arsizio. Le creazioni cominciavano ad avere successo, avevamo bisogno di spazio per ingrandirci. Il nostro commercialista ci disse che il Maglificio Raimondi di via Venegoni stava cessando l’attività: i proprietari erano gente meravigliosa, l’accordo fu chiuso in fretta. Così in via Venegoni nacque il nostro primo stabilimento e iniziò la nostra storia in questa piccola Milano. Storia che nel 1996 registrò un capitolo importante con l’inaugurazione del nuovo stabilimento di via XX Settembre, dove oggi sono concentrate le aree corporate, amministrazione e finanza».
Lo shopping dei francesi nel settore moda italiano non vi preoccupa?
I francesi ci corteggiano, il mondo è grande e c’è spazio per tutti. Ma le nostre radici restano ben salde qui».
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