PALIO DELLE CONTRADE
Legnano, le colombe dicono San Domenico
Dopo tre anni è tornata la messa sul sagrato di piazza San Magno

Dopo tre anni, è tornata la messa sul Carroccio in piazza San Magno, suggestivo prologo della sfilata storica e della parata al campo delle contrade. Nel 2020 infatti il Palio fu infatti annullato per il Covid e nel settembre 2021 tutto si svolse all’interno della basilica a causa delle cattive condizioni meteorologiche. Le nuvole e il freddo di questa mattina, domenica 29 maggio, esattamente 846 anni dopo la battaglia di Legnano, non sono così riusciti a tenere lontani i legnanesi che hanno voluto onorare la tradizione e hanno riempito la piazza.
MONSIGNORE INDISPOSTO
Con una novità inattesa: a causa di una indisposizione, a celebrare non c’era però il prevosto, monsignor Angelo Cairati, bensì il parroco dell’Oltresempione, don Stefano Valsecchi. Tutto secondo copione con le reggenze delle contrade in prima fila e sull’altro lato le autorità (tra loro anche il ministro del Turismo Massimo Garavaglia, il presidente della Fondazione Palio Maria Pia Garavaglia, e diversi sindaci della zona). La messa, con i canti del coro Jubilate, è stata come al solito scandita dai momenti del cerimoniale paliesco: investitura religiosa dei capitani, benedizione dei cavalli e dei fantini, e il volo delle tre colombe (stavolta avrebbero preso la direzione di San Domenico e San Bernardino).
«Il mondo del Palio - ha detto don Stefano nell’omelia - è tutto in fermento. Il rito si ripete, non più stretto nelle ferree maglie della pandemia che, seppur flebilmente, non demorde. L’uomo ha bisogno di ritualità, cioè di tempi, spazi, segni, parole e gesti che lo rassicurino circa l’ordine delle cose. Pensate alla tavola imbandita, alla potenza simbolica del cibo ben preparato, delle bevande d’hoc, della buona compagnia, rispetto al fast food, il cibo preparato e consumato velocemente. Il primo è un evento potentemente relazionale, culturale (la varietà della cucina italiana), il secondo una banale consumazione, un momento meramente nutritivo generalmente non salutare. Interessante notare che all’interno della celebrazione annuale, memoriale della vittoria della Lega Lombarda sull’imperatore, sta incastonata la celebrazione eucaristica. Anch’essa è custodita in un rito, che si perpetua da duemila anni su comando di Colui che l’ha istituita: “fate questo in memoria di me”».
«Molti - ha proseguito - vivono questo momento, come anche la Veglia della Croce, come parte della scenografia paliesca, secondo i dettami di quella religione civile diffusa nel nostro paese, che ogni tanto apre l’armadio delle proprie tradizioni passate e vi trova anche l’abito religioso. Eppure che occasione sarebbe per riscoprire antichi, ma sempre nuovi valori. Già, valori, che tradotto significa: “ciò che vale”, in questo caso per la vita e la morte». «Il mio auspicio - ha quindi concluso don Stefano Valsecchi - è che i credenti, sparsi qua e là nelle contrade, sappiano cogliere questi aspetti, non dimentichino di indicarli, delicatamente, con rispetto, a coloro che li vivono come retaggio, pur nobile, di un passato che ormai più non li riguarda. La vera corsa è quella della vita: sia perché essa passa velocemente, sia perché è una gara che coinvolge la nostra libertà, le nostre scelte e alla fine consegna il premio a coloro che non hanno perso la propria umanità, così come Dio l’ha pensata creandoci, così come Cristo c’è l’ha mostrata con la sua esistenza bella, buona e felice».
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