L’INDAGINE
Olona, strage senza colpevoli
Confermato lo sversamento, ma i pesci «sono morti per il caldo»
La burocrazia, si sa, ha i suoi tempi. Così non stupisce più di tanto che la segnalazione di Arpa in merito alla moria di pesci che sabato 4 era stata registrata a Legnano sia arrivata a Palazzo Malinverni solo venerdì 10, quando dall’alveo del fiume ormai erano già stati ripescati quintali di pesci in putrefazione.
Sorprende un po’ di più la risposta che Arpa ha dato alla Società per la tutela ambientale del fiume Olona, riassunta in una lettera che l’amministratore unico Marco Antonio Belvisi ha spedito al portavoce degli Amici dell’Olona Franco Brumana.
C’È DEL TORBIDO
«Da riscontri e verifiche effettuati - scrive Belvisi -, l’intorbidimento dell’acqua è avvenuto a casa di un cantiere in comune di Induno Olona, ma gli interventi dei vigili del fuoco e dei carabinieri forestali di Arcisate non hanno fornito evidenze rilevanti».
«In compenso - prosegue -, le elevate temperature del periodo e le condizioni di magra del fiume possono favorire eventuali fenomeni di anossia, anche a seguito dei temporali del giovedì 2 e venerdì 3».
Per farla breve: lo sversamento di materiale edile che ha fatto bianca l’acqua dell’Olona c’è stato, ma non ha creato danni all’ambiente. Se il giorno dopo a valle hanno cominciato a sfilare i pesci morti che poi si sono arenati a quintali, è molto più probabile che questi siano morti soffocati non dai fanghi che intorbidavano l’acqua, ma dalle alte temperature tipiche della stagione.
«Ho solo riportato quanto scritto da Arpa - afferma Belvisi intervenendo nel dibattito scatenato da una lettera che di fatto imputa la moria a cause naturali -. In tutta sincerità anche a me una risposta del genere non convince. Posso però rassicurarvi sul fatto che i controlli fatti sui depuratori che trattano le acque del fiume non hanno evidenziato anomalie».
Neanche in seguito alle analisi che Arpa aveva disposto a Legnano nella giornata di sabato non erano state riscontrate anomalie. Dopo lo sversamento registrato giovedì sera a Induno, i primi pesci morti erano apparsi venerdì tra Castellanza e Legnano. La moria era apparsa in tutta la sua portata solo sabato, due giorni dopo, quando nell’alveo in cemento del tratto che attraversa le Gallerie Cantoni avevano cominciato ad accumularsi centinaia e centinaia di carcasse. Allora gli agenti della polizia locale avevano richiesto l’intervento di Arpa e Ats: Arpa aveva prelevato i campioni dell’acqua, Ats aveva preso qualche pesce con l’obiettivo condurre una serie di esami per accertarne le cause della morte.
LA RELAZIONE
Allo stato non è ancora possibile sapere se questi esami siano stati condotti o meno, di certo però Arpa ha spedito al Comune di Legnano la sua relazione su quanto avvenuto. Ed è proprio da questa relazione che è possibile sapere che l’acqua del fiume sabato non era poi così calda, avendo certificato i tecnici una temperatura di 23,7 gradi centigradi. «Un valore nella norma», scrive Arpa, così come nella norma erano i parametri di pH, conducibilità elettrica e soprattutto di saturazione di ossigeno e ossigeno disciolto, la cui carenza avrebbe potuto causare l’anossia. Il mistero della strage di pesci, insomma, pare destinato a restare tale.
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