VECCHIA TOSI
Seicento milioni di buco
Il punto su cinque anni di amministrazione straordinaria
Poco meno di seicento milioni di euro di buco, più di quanto servirà per potenziare il primo tratto della ferrovia Rho-Gallarate.
La disastrosa situazione della vecchia Franco Tosi Meccanica è riassunta nero su bianco nella relazione che il commissario straordinario Andrea Lolli ha presentato al giudice Francesco Pipicelli, che nel frattempo ha sostituito il collega Filippo D’Acquino.
SULL’ORLO DEL FALLIMENTO
Il 24 luglio 2013 D’Acquino aveva decretato lo stato di insolvenza della Franco Tosi, azienda che prima sotto la gestione di Casti Group e poi degli indiani di Gammon era arrivata sull’orlo del fallimento. Per salvare il salvabile, il Tribunale di Milano aveva poi ammesso l’azienda all’amministrazione straordinaria (ex legge Prodi).
La procedura era stata aperta il 28 settembre 2013, il 16 ottobre dello stesso anno era stato nominato il commissario Lolli, che subito si era messo al lavoro. Il 31 marzo 2014 il Tribunale aveva approvato il programma del commissario, la strada era tutta in salita ma il nome e la storia della Franco Tosi avevano resistito ad anni difficilissimi, trovare un compratore in grado di salvare il patrimonio industriale e quanti più possibile tra i dipendenti non pareva una missione disperata. Infatti si fecero avanti due pretendenti: la Bruno Presezzi di Alberto Presezzi, che già collaborava con Tosi, e la Termomeccanica di Enso Papi. La trattativa fu lunga ed estenuante, alla fine l’8 giugno 2015 il ramo d’azienda fu ceduto ad Alberto Presezzi. Nacque così la nuova Franco Tosi meccanica. Meglio ripeterlo ancora una volta: nome a parte, la nuova Tosi di Presezzi non c’entra nulla con la vecchia Tosi di Gammon. La procedura che il Tribunale sorveglia per conto del Ministero dello Sviluppo economico riguarda la vecchia, i debiti accumulati fanno riferimento tutti al passato. Dopo cinque anni, la relazione di Lolli è l’occasione per tirare le somme. Intanto lo stato passivo, che ormai sfiora i 600 milioni di euro. Per la precisione, il rosso è pari a 598,217 milioni, il che davvero non è poco. La cifra tiene conto delle insinuazioni ultradardive di creditori che si sono fatti avanti solo lo scorso 5 giugno, a questo punto è davvero difficile immaginare che ne arriveranno altri.
I COSTI DI GESTIONE
A incidere su questo risultato (anche se in minima parte) ci sono anche i costo di gestione della procedura: 16 milioni in tutto, tra i quali 1,8 di spese legali, 1,2 di compensi a professionisti e 600mila euro di compensi al commissario Lolli, che percepisce circa 100mila euro all’anno. Fino a oggi, la procedura ne ha incassati solamente due in più: 8,3 milioni dalla vendita del ramo d’azienda a Presezzi, 4,2 dagli affitti pagati sempre da Presezzi, 2,9 da azioni revocatorie e poco altro. In tutto fanno 18 milioni, compresi i 150mila che il Comune di Legnano ha speso per comperare la palazzina del tennis, l’unico immobile che allo scorso 30 giugno risultava venduto. A questi 18 milioni bisogna aggiungere i due che Presezzi ha pagato lo scorso 29 novembre per acquistare l’area rossa, cioè la sala montaggio e il magazzino che sarà abbattuto per fare spazio ai nuovi uffici.
© Riproduzione Riservata


