IN APPELLO
Sparò all’ex genero: otto anni
Pena ridotta per il fruttivendolo Cosimo Benenati
Il ricorso in appello è valso uno sconto di pena a Cosimo Benenati, il fruttivendolo ambulante di Luino sotto processo per aver tentato di uccidere con due colpi di pistola semi-automatica l’ex compagno della figlia l’11 febbraio di un anno fa a Voldomino.
In primo grado, l’imputato, difeso all’epoca dall’avvocato Corrado Viazzo, era stato condannato dal collegio del Tribunale di Varese a nove anni e mezzo di reclusione. Praticamente la metà di quanto richiesto (18 anni e sei mesi) dal pm varesino Giulia Floris.
Ieri, lunedì 20 luglio, i giudici della terza Corte d’Appello di Milano, a fronte delle istanze dei due nuovi difensori di Benenati, gli avvocati Marco Lacchin e Giuseppe Calabrò, hanno scelto di ridurre la pena di un anno e sei mesi rispetto al primo grado. Risultato: l’ambulante, scortato in aula dagli agenti della polizia penitenziaria della casa circondariale dei Miogni di Varese, dovrà scontare in totale otto anni di carcere. Oltre alla pena, è stata ridimensionata anche l’entità del risarcimento civile (da 20mila a 12mila euro) in favore della parte offesa, il marocchino Abdallah Khedraoui, rappresentato dall’avvocato Elisabetta Brusa. In attesa di prendere visione delle motivazioni, che cosa ha determinato lo sconto di pena, per altro stabilito in contrasto con la Procura Generale, che aveva sollecitato invece la conferma della sentenza pronunciata dal Tribunale di Varese? «È stata esclusa l’aggravante della premeditazione e questo ha avuto riflessi sulla rideterminazione della pena e del risarcimento», ha spiegato l’avvocato Lacchin, che ora si riserva di avere tra le mani la sentenza d’appello prima di prendere in considerazione l’ipotesi di ricorrere in Cassazione. Di sicuro, con la caduta dell’aggravante in questione, è venuto meno uno degli assi portanti della pubblica accusa, convinta - da sempre - che la premeditazione fosse dimostrata, tra le altre cose, da un post su Facebook con il quale Cosimo Benenati rendeva esplicita la propria volontà di «togliere un po’ di spazzatura umana in giro» per mettere fine ai maltrattamenti che la figlia avrebbe subito dal suo ormai ex compagno.
Tuttavia, l’appello non ha invece cancellato la contestazione principale, il tentato omicidio, nonostante il ricorso del collegio difensivo supportato da una perizia balistica di parte. Secondo la Procura Generale, quel pomeriggio l’imputato - armato - voleva uccidere l’ex genero. Per fortuna della vittima, lo ferì solo a una coscia e, quando cercò di sparare ancora, l’arma s’inceppò dopo averlo ferito di striscio a un braccio.
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