IL PROVVEDIMENTO
Casa della mafia ai bisognosi
In via Morandi alloggi per disabili e padri separati
Dalla criminalità organizzata alle nuove forme di povertà. Inizia a delinearsi il destino dell’immobile di via Morandi, assegnato lo scorso anno dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata al Comune con il vincolo di utilizzo a scopo sociale.
Se finora l’amministrazione civica era rimasta nel campo delle intenzioni, ora inizia finalmente a dettagliare il progetto, anche nell’ottica di accedere a bandi e finanziamenti importanti e completare l’immobile, una palazzina che al tempo della sua confisca non era ancora stata terminata. A tal proposito, si parla di un preventivo di spesa che si aggira tra 177 e 180mila euro.
Per entrare nei dettagli, sono di proprietà comunale quattro appartamenti e altrettanti box, con l’aggiunta di cinque posti auto.
L’idea del Comune è di assegnare due appartamenti ai progetti che facciano riferimento alla legge del “Dopo di noi“, quindi a esclusivo vantaggio dei portatori di handicap nel momento in cui restino incustoditi dalla famiglia, causa decesso dei genitori.
Un altro appartamento sarà invece disponibile nei casi di unioni naufragate, come maltrattamento subito da donne cautelativamente allontanate dal partner, oppure a vantaggio di uomini che in caso di separazione si ritrovino senza un tetto, né altro posto dove stare, con la sola prospettiva di finire magari a dormire in macchina.
Il quarto e ultimo appartamento ospiterà invece una famiglia che abbia determinate caratteristiche.
«Sarà questa ad assumersi l’incarico di angelo custode, per vegliare sugli altri residenti, svolgendo attività di coordinamento e occupandosi degli spazi comuni. Oltre a questi, si deve tenere conto di altri appartamenti presenti nella palazzina è già occupati al momento del sequestro. Uno risulta intestato ad un affiliato al clan e potrebbe perciò venirci assegnato anche a breve. Gli altri due risultano invece regolarmente abitati», ha spiegato il sindaco Carla Picco, che per tornare a quanto di competenza comunale precisa che all’intero progetto sovrintenderà un ente terzo, meglio una cooperativa sociale, individuata tramite pubblico bando.
«Abbiamo già ricevuto disponibilità in merito», aggiunge il sindaco.
Proprio il coinvolgimento di una cooperativa stona alle orecchie delle opposizioni, in particolare di Mario Ceriotti, civico di centro destra, che avrebbe preferito una gestione diretta e «più coraggiosa» da parte comunale.
«Sarebbe difficile se non impossibile. Tutte le realtà simili sul territorio sono gestite tramite cooperative accreditate, che offrono ottimi servizi», è la replica del sindaco.
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