CARENZA DI IMPIANTI
Martinenghi, un oro olimpico senza piscina
Il campione dei 100 rana a Parigi 2024 potrebbe lasciare il Varesotto. Varese non ha una vasca da 50, Busto non riaprirà prima di novembre

Ha affrontato per anni viaggi e trasferte sistematiche. Ha sopportato condizioni assurde e paradossali per un atleta del suo livello, in impianti che talvolta l’hanno fatto sentire ospite indesiderato. E ha persino accettato periodi di esilio forzato lontano da casa pur di riuscire ad allenarsi. Nonostante le peregrinazioni divenute una costante nella sua quotidianità di sportivo, con coraggio e forza di volontà ha scalato il tetto del mondo. Fino alla medaglia d’oro conquistata a Parigi domenica 28 luglio, appena quattro giorni prima del suo venticinquesimo compleanno. Poi, dal ritorno all’aeroporto di Linate, Nicolò Martinenghi ha staccato la spina. Ma avendo sempre in testa un chiodo fisso.
QUALE PISCINA?
Finite le meritatissime vacanze tra Grecia e Croazia, e assolti gli impegni derivanti dal suo trionfo, il campione olimpico dei 100 rana sa di dover affrontare un problema enorme. Un dilemma che lo assilla da tempo e al quale vuole definitivamente porre rimedio per poter vivere senza più crucci i prossimi anni da reuccio del nuoto. Puntando a nuovi obiettivi straordinari. L’azzurro, che martedì verrà festeggiato nella sua Azzate con il “Tete Day”, vuole poter trovare una piscina che lo accolga in un ambiente confacente al suo valore, dunque in un contesto competitivo, con altri nuotatori di livello internazionale, e in un ambito supportato da uno staff adeguato. In questi giorni Nicolò ne sta ovviamente parlando con Marco Pedoja, l’allenatore che l’ha plasmato accompagnandolo sin sulla cima dell’Olimpo. Non è in discussione il loro rapporto ma la condizione in cui continuando ad abitare ad Azzate l’asso dell’Aniene sarebbe ancora costretto a convivere per gli allenamenti. Varese continua a non avere una piscina da 50 metri (e quella che dovrà sorgere nell’area ex Aermacchi su iniziativa dell’imprenditore Paolo Orrigoni è purtroppo ancora relativamente lontana nel tempo), Legnano non offre al momento garanzie di continuità ad alto livello, mentre a Busto Arsizio, dopo il cambio di gestione, la “Manara” è sottoposta a un’indispensabile riqualificazione e riaprirà soltanto tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre. Troppo per un campione che dopo le tappe della World Cup in Estremo Oriente dovrà accelerare la preparazione in vista dei Mondiali in vasca corta che alla Duna Arena di Budapest si disputeranno tra il 10 e il 15 dicembre.
LE ALTRE IPOTESI
Certo, Busto resterebbe il luogo ideale per Tete, la città dove ha pure frequentato il Liceo Pantani. Ma occorre capire se i gestori di Aquamore vogliano puntare al salto di qualità costruendo attorno a Martinenghi un centro di allenamento di primissima fascia, con coach Pedoja come punto di riferimento, che possa attrarre altri campioni del nuoto. Se così non fosse, a Nicolò non resterebbe altra soluzione che il doloroso distacco dalla casa di famiglia e dal Varesotto. Per trovare accoglienza al centro federale di alta specializzazione di Verona o forse più probabilmente all’estero. Magari in Spagna, negli Stati Uniti o altrove. Una scelta tutt’altro che semplice ma divenuta una necessità per un fuoriclasse che, comprensibilmente, chiede solamente di potersi allenare senza intoppi e senza dover vivere da perenne pendolare. In un impianto che possa riconoscere come propria seconda casa.
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