IL CASO
Mirko Oro, un anno di indagini
L'ipotesi di frode fiscale e i rapporti con presunti affiliati alla 'ndrangheta. Sequestrati prodotti dopanti. Soddisfatto l'avvocato Colombetti: "Massima collaborazione, nulla di illecito"
Fatture per operazioni inesistenti, emesse da società compiacenti o in apparenza riconducibili ad altri imprenditori ma in realtà ideate, create, plasmate da Mirko Rosa, il boss dell’oro. In altre parole, frode fiscale. Con questa accusa giovedì 26 il pubblico ministero di Busto Arsizio Nadia Calcaterra ha sguinzagliato un centinaio di finanzieri per negozi, abitazioni, proprietà e attività non solo di Rosa ma anche dei suoi parenti, dei suoi dipendenti e dei suoi collaboratori.
Perquisizioni ovunque con tanto di unità cinofile e un piccolo esercito di militari, effettuate dall’hinterland milanese alle sponde piemontesi del Ticino, centinaia di faldoni contabili sequestrati che ora verranno attentamente spulciati dagli inquirenti, timbri, hard disk, documenti bancari. Il sospetto è però che gli investigatori cercassero armi, gioielli non dichiarati e droga, visto il poderoso dispiegamento di forze. Ma i militari della compagnia di Legnano per ora si sono portati via solo fiale e siringhe di gonadotropina (il farmaco che aumenta il volume dei testicoli), anabolizzanti, pastiglie di viagra, scatole di testosterone, di antiestrogeni e poi, ancora, antidolorifici, antibiotici, medicinali per uso veterinario. La dichiarazione resa dal titolare della catena Mirko Oro alle fiamme gialle all’esito del blitz? "Si tratta solo di farmaci che uso per alleviare i dolori che sopporto dopo l’intervento al menisco e ai legamenti crociati. Gli altri medicinali, invece, servono per aumentare la fertilità".
Gli inquirenti inoltre hanno avuto la conferma di ciò che già subdoravano, ossia dei contatti con un esponente di spicco della ’ndrangheta, ossia Vincenzo Rispoli, che la direzione distrettuale antimafia colloca al vertice della cosca collegata alla ’ndrina Farao-Marincola di Cirò Marina. In altre parole, il figlio di Rispoli - che è comunque incensurato - sarebbe dipendente, assunto in regola, di un negozio del padre di Rosa. "È un fatto risaputo, di cui gli inquirenti erano già a conoscenza. È un ragazzo incensurato. Io sono lombardo, ho un fratello poliziotto, siamo persone oneste che pagano le tasse fino all’ultimo centesimo, c’è solo accanimento contro di me", si sfoga Rosa nel suo quartier generale di corso Sempione, mentre i finanzieri terminano gli accertamenti e gli porgono i verbali da firmare.
Eppure secondo il pubblico ministero Calcaterra, le indagini finora condotte avrebbero evidenziato "forti cointeressenze" tra Mirko Rosa e le altre società che avrebbero emesso fatture per prestazioni da lui richieste, in alcuni casi ritenute vere e proprie cartiere in cui far convogliare il denaro occultato allo Stato. Ci sarebbero, a detta della procura, fonti di prova che "formano una significativa piattaforma indiziaria di frode fiscale, che mostra sistemi illeciti escogitati per sottrarre ingenti somme all’imposizione fiscale". Le operazioni contestate dagli investigatori riguarderebbero il pagamento di gadget promozionali, dalle polo ai portachiavi, oppure il servizio di volantinaggio o ancora le campagne pubblicitarie shock sostenute dai famigerati camion vela. Le indagini sarebbero partite dalla denuncia, presentata a giugno dell’anno scorso, del proprietario di una carrozzeria di Cerro Maggiore. "La fattura che ho emesso per la riparazione dei cerchi della Ferrari di Ovaldo Rosa (padre di Mirko, ndr) è falsa, è alterata nell’importo", avrebbe dichiarato. Da lì si sarebbe innescato tutto il meccanismo degli approfondimenti fiscali. "Ma la guardia di finanza di Busto mi aveva già rivoltato sottosopra alcuni mesi fa, senza trovare irregolarità", si difende il quarantenne.
Decine gli indagati e gli avvisi di garanzia, ma per il momento dal palazzo di giustizia non trapelano altre informazioni.
"Siamo molto soddisfatti perché dall’imponente perquisizione non è emerso nulla di illecito", commenta in serata l’avvocato Stefano Colombetti, dopo una giornata trascorsa insieme alla guardia di finanza, passando da un’attività di Mirko Rosa all’altra. Circa una quarantina di ispezioni tra negozi, abitazioni, garage, società. "Si è trattato di un’operazione molto vasta e di sicuro positiva da parte delle forze dell’ordine, perché è giusto che si vada alla ricerca di eventuali reati per poi perseguirli. Noi lo abbiamo compreso e apprezzato, tanto che il mio assistito ha offerto massima collaborazione e la più ampia disponibilità alla guardia di finanza e come lui hanno fatto i suoi parenti e i dipendenti. È bene che le istituzioni svolgano questo genere di accertamenti e riteniamo che l’attività di Rosa abbia superato la revisione, o il tagliando, per così dire. Abbiamo dato tutte le risposte alle domande che ci sono state poste, spalancando le porte agli operanti, e ora attendiamo serenamente il risultato di questo lavoro. Oltretutto è risultato chiaro che l’unico reato sul quale stanno lavorando gli inquirenti sia di natura fiscale e niente altro".
© Riproduzione Riservata