IL CASO
Monteviasco, tragedia e ristorante chiuso: niente risarcimento
L’ex gestore del Camoscio Bellavista perde la causa in Tribunale

È finita, almeno per quanto riguarda il primo grado di giudizio, la causa civile promossa dal ristorante Camoscio Bellavista, uno dei più noti di Monteviasco, che dovette chiudere i battenti per assenza di clienti dopo la tragedia del 12 novembre 2018 (la morte in un incidente del caposervizio della funivia Ponte di Piero-Monteviasco, Silvano Dellea) e dopo la chiusura dell’impianto. Causa per il risarcimento dei danni subìti dal padrone del ristorante Giovanni Ranzoni, assistito dall’avvocato Gian Piero Maccapani , nei confronti del Comune di Curiglia con Monteviasco e della Regione Lombardia. Una fine che non è certo positiva per ex ristoratore e legale, dato che il giudice Ida Carnevale del Tribunale di Varese non solo ha negato il risarcimento (che era stato quantificato in 400mila euro), ma anche condannato Ranzoni a pagare le spese legali sostenute dalla Regione, dal Comune e dall’assicurazione che era stata coinvolta nel procedimento giudiziario dall’amministrazione del paesino.
«È una sentenza che rispetto, ma non condivido», ha spiegato ieri, martedì 9 aprile, l’avvocato Maccapani, precisando che nei prossimi giorni valuterà con il suo cliente se ricorrere o meno in appello. La causa era iniziata perché l’ex ristoratore riteneva che la sua attività non fosse stata tutelata, ad esempio con fondi in grado di garantirne la sopravvivenza. Anche perché si trattava di un’attività rilevante anche per le tradizioni locali, la cultura e il turismo. Ma il giudice ha stabilito che Comune e Regione si comportarono correttamente.
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