IL PROCESSO
Tragedia di Monteviasco, «nessuna responsabilità per la morte di Dellea»
In aula la parola alla difesa dei tecnici della funivia

Assenza di colpa, mancanza del nesso di causa e imprevedibilità del comportamento della vittima. Sono i tre temi portanti dell’arringa dell’avvocato Massimo Mussato, che ieri - sabato 28 ottobre - in Tribunale a Varese ha chiesto l’assoluzione dei due funzionari ministeriali dell’Ustif a processo, con altre otto persone, per la morte di Silvano Dellea, il caposervizio della funivia di Monteviasco schiacciato tra la cabina e la passerella d’ispezione della stazione di valle il 12 novembre 2018. Per tutti gli imputati l’accusa è di omicidio colposo per le carenze in materia di sicurezza sul lavoro. E per tutti (tranne l’ex sindaco Ambrogio Rossi, deceduto) il pubblico ministero Valeria Anna Zini, nella precedente udienza, ha chiesto la condanna, con pene tra due anni e mezzo e tre anni di reclusione.
Ai due ispettori, in particolare, viene contestato di non aver segnalato, dopo le “visite” compiute tra il 2005 e il 2017, la mancanza del terrazzino fisso di ispezione, assenza che il consulente della Procura ritiene all’origine dell’infortunio mortale. Terrazzino fisso che - ha evidenziato il legale - non era obbligatorio per legge, tanto è vero che non è previsto neppure nel nuovo impianto, «approvato nel 2021 dal Ministero dei Trasporti. Allora sarebbe fuorilegge anche questo!».
«Qui si stravolge il senso della norma», a parlare è ancora l’avvocato che ha criticato non solo il perito del gip («Incaricato di valutare il ponte mobile di ispezione, non è stato capace di montarlo») ma soprattutto il consulente dell’accusa, «che si occupa di ascensori non di funivie e che è stato smentito da tutti: in Italia ci sono diversi impianti con il terrazzino mobile e non fisso».
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