DOPO IL SUMMIT
«Noi non siamo quelli del Remigration»
Le forze di minoranza di Gallarate si sono riunite per ribadire le loro posizioni sul raduno dell’estrema destra e le sue conseguenze

Una posizione chiara e un atto concreto dopo quello che è accaduto. Questa mattina, sabato 7 giugno, le forze di minoranza di Gallarate hanno voluto ribadire la loro posizione in merito al consiglio comunale e alle minacce ricevute via social dell’estremista di destra per le opinioni espresse in merito al Remigration Summit. «Noi siamo qui a volto scoperto e a testa alta perché non ci facciamo intimorire - afferma la consigliera Margherita Silvestrini davanti a palazzo Borghi -. Grazie a chi ci ha dimostrato vicinanza e solidarietà». Non manca anche un invito alle forze di maggioranza da Massimo Gnocchi (Obiettivo comune Gallarate): «È ora che qualcuno abbia la dignità di prendersi la responsabilità di quanto accaduto».
LA CONDANNA NETTA
Nel suo intervento Silvestrini non ha usato mezzi termini: «Condanniamo tutto ciò che ha reso possibile questo clima e che ha legittimato una manifestazione che ha fatto emergere l’indicibile». Quella dell’esponente dem è una critica senza sé e senza ma rivolta non solo ai contenuti della manifestazione del 17 maggio scorso, ma anche a chi (a vario titolo) ha concesso il Teatro Condominio.
«TERRENO FERTILE PER LE MINACCE»
Per il capogruppo del Partito democratico, Giovanni Pignataro, quello che è successo dopo il consiglio comunale non può essere addebitato ad una persona squilibrata ma «è il frutto di scelte politiche fatte da chi governa Gallarate». Per il dem infatti, il sindaco Andrea Cassani aveva la possibilità di non concedere la sala. «Il sindaco ha autorizzato l’utilizzo del teatro e questo non potrà negarlo - aggiunge Pignataro - l’ha fatto per ragioni di convenienza politica». Il problema però riguarda anche gli altri consiglieri comunali di maggioranza, perché «con il loro atteggiamento hanno creato un terreno fertile per le minacce che stiamo ricevendo». Qui in riferimento è a quanto accaduto lo scorso 4 giugno in consiglio comunale dove «si è difeso l’indifendibile». Pignataro cita anche alcuni esempi come il capogruppo della lista civica Cassani, Michele Aspesi («è intervenuto senza nemmeno leggere l’emendamento che abbiamo presentato»), il capogruppo di Centro Popolare Gallarate, Luigi Galluppi («ha sostenuto che bisognasse dare spazio ai bravi ragazzi di esporre le proprie idee»). Bocciata anche la gestione della discussione a Palazzo Broletto da parte del presidente del consiglio comunale, Marco Colombo («incomprensibile la sospensione»). «La seduta è stata gestita male e condotta in modo imbarazzante - aggiunge Gnocchi - abbiamo assistito a difese impensabili su questioni indicibili, bastava dire che forse erano stati commessi degli errori e fare ammenda, invece, si è preferito irrigidirsi sulle proprie posizioni».
ACCUSA DI MALA GESTIONE
Se dal video diffuso dall’estremista spagnolo si tolgono i toni ed alcune espressioni usate quello che resta, secondo il consigliere del Pd Davide Ferrari, è una argomentazione non tanto lontana da quella esposta dal sindaco Cassani. «Si vuol far passare l’idea che noi siamo buonisti mentre loro sono quelli con i piedi per terra e che hanno le soluzioni ai problemi, ma - aggiunge Ferrari - Cassani è al governo da otto anni e l’unica cosa che ha fatto per la sicurezza è mettersi una stella di latta sul petto e andare in giro a fare lo sceriffo. Sono loro che non sanno gestire o preferiscono non gestire questa situazione perché solo così possono proporre soluzioni che sembrano semplici e immediate, ma che invece alimentano una spirale negativa in cui tutti stiamo male».
UNA MOSSA CHIARA
Gnocchi ne è certo, niente potrà riparare a quello che è accaduto in città e al danno di immagine ricevuto, però, qualcosa si può e si deve fare. Il capogruppo della lista civica di opposizione lancia una proposta alla maggioranza: «Fate finalmente una mossa». Gnocchi mette sul tavolo anche un’ipotesi, ovvero quella di incontrarsi al Teatro Condominio per parlare di sicurezza. «Nessuno ha mai difeso l’immigrazione clandestina - ribadisce Gnocchi - ma un conto è affrontare il problema, un altro è strizzare l’occhio all’estremismo». Infine, ancora una volta, Pignataro richiama quel senso di responsabilità già più volte invocato anche nel corso del consiglio comunale. «Vorrei che avessero il coraggio di dire “Abbiamo detto delle cose di cui oggi ci vergogniamo” perché se un nostro collega è stato minacciato, potremmo esserlo tutti - conclude Pignataro - che qualcuno abbia la dignità di prendersi la responsabilità di quanto accaduto e di dire “Noi non siamo quelli del Remigration summit”».
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