LA TRAGEDIA
Omicidio Ravasio, il dolore dei genitori: «Epilogo sconcertante»
Parlano i legali del padre e della madre di Fabio, morto dopo essere stato investito a Parabiago. Tra le persone in carcere per il suo omicidio c’è l’ex compagna

Distrutti, disorientati, increduli: sono sentimenti in continuo divenire quelli che provano gli anziani genitori di Fabio Ravasio, morto nell’agosto dopo essere stato investito: per il suo omicidio sono in carcere l’ex compagna, Adilma Pereira Carneiro, e i complici. «Sono molto scossi, il dolore per la morte del figlio si lega con lo sconcerto, mai avrebbero immaginato tutto ciò che è accaduto. Fabio ha vissuto gli ultimi anni della sua vita completamente nell’inganno»: l’avvocato Barbara D’Ottavio, il professor Francesco Camilletti e il penalista Francesco Arnone seguono Annamaria Trentarossi e il marito Mario dalla scorsa primavera. Da quando cioè la mamma di Fabio decise di mettere fine al salasso economico a cui li sottoponeva Adilma Pereira Carneiro. Si erano resi conto che la quarantanovenne brasiliana puntasse solo al denaro del figlio, avevano forse capito che il cinquantaduenne fosse soggiogato dalla compagna e soprattutto era diventato chiaro che Adilma usasse i gemelli per fare leva sul portafoglio della famiglia.
IL PRESTITO E LA PATERNITA’
Annamaria Trentarossi le aveva prestato 800mila euro - questo è ormai notorio - e invece di restituirli come promesso, ne chiedeva ancora di più per l’acquisto dell’ennesima casa che sarebbe confluita nel suo incredibile patrimonio immobiliare. C’era poi la questione della paternità dei due bambini: Ravasio sapeva che non erano suoi da qualche anno ma nel frattempo li amava come fossero sangue del suo sangue. E Adilma giocava su questo legame. Nei giorni successivi all’omicidio, quando ancora pareva che a uccidere Fabio fosse stata un’auto pirata, Adilma continuò a piangere miseria con i genitori dell’uomo: videomessaggi, whatsapp, vocali in cui si straziava dal dolore, «stiamo soffrendo, io e i bambini abbiamo bisogno di voi».
«SIA FATTA GIUSTIZIA»
La famiglia Ravasio non le farà sconti, «i nostri assistiti chiedono che sia fatta giustizia per il rispetto di Fabio e per la brava persona che era», confermano i legali. Nei giorni scorsi il Comune di Parabiago - in autotutela - ha provveduto a modificare i dati anagrafici dei gemelli che ora portano ufficialmente il cognome di Marcello Trifone, padre biologico. Come è noto Adilma aveva presentato documenti contraffatti dai quali i piccoli risultavano figli di Ravasio. Nessuno si era accorto della macroscopica falsità degli atti, ma le indagini coordinate dal pubblico ministero Ciro Caramore approfondiranno anche questo aspetto. Il giorno prima del delitto la brasiliana si affrettò anche a cambiare residenza e a mettere i bambini nello stato di famiglia di Fabio. Credeva forse che questa mossa sarebbe bastata a garantirle la gigante eredità del compagno. Il suo piano sarebbe comunque fallito.
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