IN CORTE D’ASSISE
«Parlavano di investirlo. Ma non li ho presi sul serio»
Al processo per l’omicidio di Fabio Ravasio, avvenuto a Parabiago, la testimonianza del genero di Adilma. «Volevano uccidere anche la madre»

Al processo dinanzi alla Corte d’Assise di Busto Arsizio per l’omicidio di Fabio Ravasio, avvenuto il 9 agosto del 2024 a Parabiago, con imputati la compagna della vittima, Adilma Carneiro Pereira e altri sette complici, ha rilasciato spontanee dichiarazioni, oggi, lunedì 5 maggio, Fabio Lavezzo, genero della donna: «Sono stato coinvolto nell’organizzazione dell’omicidio il 9 agosto 2024, giorno in cui Fabio Ravasio fu ucciso".
Lavezzo. 33 anni, ha sostenuto che «Adilma accusava Ravasio di maltrattarla, disse di non volerlo lasciare sia per ragioni economiche sia perché lui non avrebbe accettato una separazione». Lavezzo - che è il compagno della figlia di Pereira - ha dichiarato di aver sentito parlare la 49enne e Massimo Ferretti, ultimo amante della donna e titolare del bar di Parabiago frequentato da quasi tutti i coinvolti nella vicenda, della volontà di uccidere Ravasio. «Avrebbero simulato un incidente stradale».
«TOCCHERÀ ANCHE ALLA VECCHIA»
«Sentii Ferretti dire dopo di lui toccherà anche alla vecchia, riferendosi alla signora Annamaria, madre di Ravasio. Sentii che la signora si opponeva al progetto di Adilma di comprare una cascina per trasformarla in un rifugio per animali e andarci a vivere». Lavezzo ha infine detto di non aver svolto il «compito per il quale ero stato coinvolto. Avrei dovuto fare una manovra con il mio furgone e bloccare il traffico dando contemporaneamente il segnale a Igor (Benedito, figlio della 49enne) e Marcello (Trifone, marito della donna) di partire con la Opel per investire Ravasio. Fui raggiunto da Adilma che mi disse di spostarmi dalla mia postazione per non dare nell’occhio e tornare più tardi». Lavezzo ha concluso dicendo di non essere tornato: «Volontariamente scelsi di non svolgere il compito che mi fu assegnato. Credendo così che Ravasio non sarebbe stato ucciso. Quando ho visto la Opel con i segni dell’investimento mi si è gelato il sangue. Igor e Marcello lo avevano fatto lo stesso. Quando mi contattarono per coinvolgermi avrei dovuto allertare le forze dell’ordine, mi rammarico di non averlo fatto».
LO STORICO ULTRA’ DEL MILAN
All'udienza di oggi è stato ascoltato anche Tony De Simone, storico ultrà del Milan. A lui Massimo Ferretti - titolare del bar di Parabiago dove Adilma e i complici si incontravano - gli chiese se conoscesse qualcuno che per 10mila euro avrebbe ucciso Fabio Ravasio investendolo. «Ma tu sei matto, dì alla tua amica di andare a fare in c...», gli avrebbe risposto il tifoso milanista. Questo ha dichiarato alla corte d'assise presieduta dal giudice Giuseppe Fazio. «Lo conoscevo da 14 anni, ultimamente era cambiato, non era più lui da quando stava con Adilma. Prima non mi avrebbe mai chiesto una cosa del genere. Non era più in grado di intendere e di volere. Non contava più niente, era diventato nullo, al bar spadroneggiavano Adilma e la sua famiglia».
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