Pietro Fiocchi a Sumirago: «Ci chiamano assassini e poi comprano il pollo»
L'europarlamentare a favore della caccia è stato contestato dagli animalisti

Accolto da una folla acclamante di appassionati, ma anche da qualche manifestante fuori dal Comune, armato di microfono e non di fucile a differenza del manifesto che aveva proiettato lui e Sumirago agli onori della cronaca nazionale, Pietro Fiocchi ha presentato “L’Europa e la caccia che vogliamo”, accompagnato dal suo staff, ma non come inizialmente annunciato, dalla candidata e altrettanto cacciatrice Mariateresa Vivaldini. «Sumirago è diventata l’ombelico del mondo, ma oggi sono venuto a parlare di caccia e parliamo di caccia», introduce Fiocchi che non risparmia una frecciata ai media che «parlano di caccia perché è campagna elettorale e ne parlano male». Dopodiché, Fiocchi ha ricordato i traguardi conseguiti in Europa come la depenalizzazione del piombo e la declassificazione del lupo da altamente protetto a semplicemente protetto. Poi lo sguardo torna all’Italia, «uno dei paesi peggiori per la legislazione sull’attività venatoria», confermando la volontà di cambiare la legge 157: «Bisogna modificarla un po’ alla volta per armonizzarci con l’Europa, con cui alcuni articoli della legge 157 cadrebbero in procedura d’infrazione. Il governo si sta muovendo per arrivare a qualche modifica».
Ogni parola è accompagnata dall’approvazione generale, come quando Fiocchi parla del problema della peste suina africana e soprattutto di Ispra, la quale, appena nominata, porta dei presenti a urlare di chiuderla. «Ispra dovrebbe essere un istituto scientifico, ma non si comporta così - continua Fiocchi -. Incrociamo le dita perché io ho fatto il possibile, però ho notizie che usciranno nei decreti di questo mese che spero vadano ad aggiustare i problemi più grossi nell’attività venatoria. Dopo 20 anni che le cose vanno male, bisogna migliorarle». Infine, Fiocchi chiude con clima da campagna elettorale: «Quello che infastidisce gli animalisti da salotto è che non solo io mi schiero dalla parte della caccia, ma che io ne vada fiero. I media non hanno perso occasione per scagliarsi su di me per una locandina destinata a voi, sapendo che non vi sareste scandalizzati, ma l’obiettivo reale è attaccare tutta la nostra categoria e da questo punto di vista ci definiscono criminali senza sapere che per avere il porto d’armi occorre la fedina penale pulita. Ci chiamano assassini e vanno al supermercato per comprare il petto di pollo. Il cacciatore è amico dell’ambiente perché svolge un’attività utile in momenti di emergenza. Per quel che mi riguarda, il mio slogan ha un significato non negoziabile, andare fino in fondo e presentarsi a testa alta contro chi ci svilisce. Siamo fieri di essere cacciatori: posso sopportare gli attacchi e le minacce di chiunque, ma voglio continuare a rappresentare la voce dei cacciatori in Italia e in Europa. La voce della caccia deve essere forte e chiara e per farlo, ho bisogno di voi: facciamo vedere alla politica la nostra passione e il nostro orgoglio. Facciamogliela vedere e sarò sempre dalla vostra parte».
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