IL CASO
Solo quattro alunni italiani su 130. Cassani: «Servono riforme strutturali»
La riflessione del sindaco di Gallarate sulla situazione di una scuola primaria
A Gallarate c’è una scuola primaria dove su 130 bambini iscritti, 126 sono stranieri. Per il sindaco Andrea Cassani non si parla più di “classe ghetto”, ma di una scuola intera in cui l’italiano rischia di non essere la lingua madre di nessuno. È qui che il primo cittadino lancia una riflessione che va oltre i confini cittadini: «È questa la scuola che vogliamo?». Parole che riaccendono un dibattito complesso legato all’integrazione.
GALLARATE È SOPRA LA MEDIA
In Italia il tema delle “classi ghetto” è tornato al centro dopo i nuovi dati Istat sull’aumento di studenti stranieri. Ma a Gallarate, spiega Cassani, la realtà va oltre la statistica. Infatti nelle scuole cittadine dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, gli alunni stranieri superano il 36%, una percentuale più alta sia della media nazionale sia di quella lombarda. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha ricordato di recente che la dispersione scolastica tra gli studenti stranieri supera il 30%, e che nelle scuole del Nord con forte presenza migratoria i rendimenti sono «drasticamente più bassi rispetto alla media regionale».
NON È RAZZISMO
La situazione gallaratese «non è una scelta imposta dalla politica bensì una conseguenza». Come evidenzia il capo della giunta di centrodestra, molte famiglie italiane, pur di assicurare ai propri figli un percorso educativo più stabile e con una fluente padronanza dell’italiano, optano per altri istituti, pubblici o paritari. «Non si tratta di colpevolizzare le famiglie italiane che non mandano in queste scuole i propri figli – aggiunge Cassani –. Non è razzismo è solamente la volontà di garantire un percorso educativo più lineare». Per tentare di migliorare il livello di integrazione l’Amministrazione comunale, come riporta i sindaco, dal 2016, ha investito risorse proprie nel progetto Nai (Nuovi Arrivati in Italia). L’obiettivo era chiaro: affiancare educatori scolastici nelle classi con una maggiore presenza di studenti stranieri per non rallentare eccessivamente la didattica ordinaria e favorire l’integrazione.
SERVONO INTERVENTI STRUTTURALI
«Servono riforme strutturali», rimarca il primo cittadino. Ma a cosa si riferisce? La soluzione, secondo Cassani (e in linea con la proposta avanzata dal Ministero), non può che passare per un intervento strutturale a livello nazionale. L’Italia deve guardare all’esempio di altriPaesi europei che hanno saputo gestire l’integrazione con maggiore efficacia come in Francia e Germania. Lì, per esempio, gli alunni stranieri di prima generazione frequentano percorsi di alfabetizzazione prima dell’inserimento inserimento completo nelle classi ordinarie. Una proposta già avanzata dal ministro Valditara e condivisa dall’associazione ai presidi che «può evitare il ripetersi di casi come quello della nostra scuola primaria».
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