TRA ARTE E FUTURO
Saronno, ecco come sarà l’ex Isotta Fraschini
Dentro l’area industriale: tutti i dettagli sul progetto

Ci sono quattro ciminiere di mattoni rossi che testimoniano la storia industriale di Saronno, e che nelle intenzioni dovrebbero essere salvate. Saranno salvati anche due dei numerosissimi capannoni, quelli che hanno maggior significato storico e architettoniche.
Si va definendo anche sul campo il progetto di recupero dell’area dismessa più grande della città, i 120mila metri quadrati dell’ex Isotta Fraschini che due anni fa sono stati acquistati da Beppe Gorla, il benefattore saronnese che vuole donarli alla comunità.
Oggi Gorla sta tenendo le porte aperte: non dice mai di no quando qualcuno vuole entrare a sbirciare, anzi lo accompagna volentieri. Come nei mesi scorsi ha accompagnato anche moltissimi ex dipendenti della Isotta desiderosi di rivedere i loro luoghi di lavoro. Gorla si rende disponibile come cicerone per raccontare come si vorrebbe trasformare la vecchia fabbrica. Anche sabato gli operai erano al lavoro per la pulizia e di messa in sicurezza degli stabili, demolendo vecchi magazzini e officine pericolanti.
È proprio Gorla a spiegare come diventerà la nuova Isotta Fraschini, e lo fa mentre passeggia tra le rovine.
L’area sarà suddivisa in tre zone: quella più vicina all’attuale ingresso principale davanti al cimitero maggiore diventerà tutto parco pubblico, lungo via Milano. Proseguendo verso la stazione ferroviaria e l’ex Cemsa, saranno conservati due capannoni di grandi dimensioni. Il più grande costituirà lo scheletro del nuovo edifico didattico che sarà destinato agli studenti dell’Accademia di Brera, intenzionata a portare a Saronno una parte dei propri allievi, che troveranno collocazione anche nell’ex scuola “Bernardino Luini“, lì vicino.
Accanto a quello che sarà il nuovo edificio ci sono tre suggestive ciminiere, una più alta e due sempre di mattoni ma di dimensioni minori: è un rettangolo dove si pensa di collocare una struttura coperta per eventi ed iniziative, mentre del secondo capannone, il più vecchio del complesso (che risale a fine ottocento), si vogliono tenere le pareti e forse la griglia della copertura, facendone in parte una singolare piazza e in parte ricavandone ulteriori spazi per l’Accademia di Brera.
Previste anche strutture museali mentre la porzione più remota, quella verso via Varese, dove oggi ci sono soprattutto sterpaglie ed alberi che dovranno essere necessariamente abbattuti per le bonifiche del terreno, si ipotizzano insediamenti residenziali, anche alla luce del fatto che una destinazione dell’Isotta che sia soprattutto con finalità scolastiche, comporterà l’arrivo di un buon numero di persone (si vorrebbe iniziare già l’anno prossimo, portando a Saronno 1.500 studenti di Brera).
Intanto con gennaio proseguirà il percorso partecipativo per coinvolgere tutti i cittadini interessati alla riprogettazione dell’area. «La nostra sarà una vera e propria “officina” di idee: un luogo in cui si progetta, si costruisce ma anche si ripara qualcosa, nel nostro caso l’area dell’ex-Isotta Fraschini. Poi bisognerà capire quali avranno le gambe per camminare» sottolinea da parte sua Gorla.
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