IN TV
Serie sugli 883, c'è anche Laveno
Ecco come l'ultima opera di Sibilia riguarda la provincia di Varese
Hanno ucciso L’Uomo Ragno - La leggendaria storia degli 883, Laveno c’è. Accade nel terzo episodio della serie giunta al giro di boa su Sky. Luglio 1987, notte prima degli esami, Massimo Pezzali e Mauro Repetto, maturandi al liceo Scientifico Copernico di Pavia, la passano sulla strada del ritorno da Milano, per l’esattezza dal Rolling Stone, la discoteca rock. Lì hanno partecipato a una gara per artisti emergenti condotta da Jovanotti, allora a Radio DeeJay, materia destinata al programma 1,2,3di Italia Uno. L’iscrizione l’ha fatta Mauro all’oscuro dell’amico, Pezzali si adegua. Non si fa ancora chiamare Max ma, soprattutto, i due non sono ancora 883, il nome iniziale è I Pop. «I Pop - Quelli di Italia Uno - Martedì 4 settembre 1990» è la scritta che accompagna, in una scena successiva della fiction, il concerto in pizzeria, concluso con una lite che porterà i due a non parlarsi per un anno. Il cartello che ci tocca da vicino è invece retto da uno spettatore al Rolling Stone, testo semplice: «Laveno».
Già, Laveno c’è. E si materializzerà presto agli occhi di Pezzali. «Mi porto dentro - diceva ad Antonio Messina sulla Prealpina nel giugno 2015 alla vigilia della presentazione dell’album Astronave Max alla Casa del Disco di Varese - le immagini delle rive del vostro lago. Un amico in gioventù aveva la casa proprio lì e ci andavamo spesso a fare delle reunion in moto, soprattutto in autunno. Ricordo quella distesa di foglie gialle e rosse sul terreno, davvero un’istantanea indimenticabile che mi è stata fonte di ispirazione molte volte».
Un pavese sospeso tra l’America e il lago Maggiore. Lo attesta una puntata di culto di Tutte le strade di Max, trasmessa dalla tv di Radio Deejay nel 2013. Pezzali e J-Ax, ciascuno in sella a una Harley-Davidson, partirono da Milano, passarono per la sponda grassa del lago Maggiore («Tutte le strade portano Arona», uno dei tormentoni) arrivando a Verbania, prendendo poi il traghetto, prima volta con le moto, destinazione Laveno. Da qui fino al traguardo fissato a Sesto Calende. Un road-movie godibilissimo perché entrambi non tengono a freno la loro vena tammarrock ma regalano, forse loro malgrado, qualche spunto di riflessione e persino pillole di saggezza. Di tutto rispetto le citazioni cinematografiche, meno quelle televisive perché definire da soap opera il panorama dei nostri laghi equivale a farla fuori dal vaso.
E Hanno ucciso l’Uomo Ragno di Sydney Sibilia? Resta una serie tv che divide. Criticato fortemente da alcuni, vanta però estimatori autorevoli. Tra questi figura Antonio Majocchi, docente universitario pavese che ha anche insegnato per una decina d’anni all’Insubria. «Il periodo storico», spiega, «è ricostruito con attenzione ed è reso bene anche il disagio provato da Pezzali nel muoversi in una città, com’era la Pavia degli anni Ottanta, che, almeno in alcune scuole superiori, non accoglieva i suoi figli allo stesso modo».
© Riproduzione Riservata


