BESTIE DI SATANA
Volpe libero dopo 16 anni
È tornato a vivere a Somma Lombardo. Papà Pezzotta: «Non mi si avvicini»

La brughiera, con quei boschi inquietanti, con quella fossa che nascondeva due cadaveri: Andrea Volpe dall’estate del 2004, quando condusse gli inquirenti al castagno in cui le Bestie di Satana compirono la mattanza di Fabio e Chiara, non ci aveva più messo piede.
Il paesaggio in cui lui e i suoi amici seminarono morte l’ha rivisto poche settimane fa, dopo sedici anni di reclusione nel penitenziario di Ferrara. Il quarantaquattrenne ha scontato la pena di vent’anni (che si è ridotta per effetto dell’indulto e della buona condotta) per i quattro omicidi che porta sulla coscienza ed è stato scarcerato.
È tornato a Somma, contro ogni previsione. Incrocerà volti conosciuti e forse si imbatterà nel padre di Mariangela Pezzotta, la ex fidanzata che ammazzò maldestramente e crudelmente in una villetta di Golasecca. Abbasserà lo sguardo? Forse. O forse la sua conversione alla Chiesa Evangelica gli ha permesso di riconciliarsi con se stesso. «Non credo mi capiterà l’occasione di incontrarlo. Ma certo non gli rivolgerei la parola. E che non venisse a cercarmi, perché con lui non voglio avere niente a che fare. È l’assassino di mia figlia», osserva Silvio Pezzotta, con i toni pacati e cordiali che non ha mai perso.
Certo, non può gioire della liberazione dell’uomo che a casa Pezzotta mangiava pane e salame, di quel violinista che si dette all’Heavy Metal e che il 24 gennaio del 2004 tese un agguato mortale a Mariangela.
«La giustizia ha fatto il suo corso, siamo - nonostante il momento - ancora in uno Stato di diritto, in un Paese libero. Accettare però non significa condividere. Si faccia la sua strada, gli auguro il meglio tanto niente potrebbe restituirmi mia figlia. Ma mi resti lontano».
C’è un altro genitore che ingoia un boccone amaro, Michele Tollis, papà di Fabio. Lui la patente di detective se l’è guadagnata sul campo. Cercò Fabio e l’amica Chiara Marino per quasi sette anni, la procura di Milano non aveva mai preso in considerazione l’ipotesi che i due ragazzi fossero stati uccisi dal branco. I suoi sospetti non erano mai stati presi davvero in considerazione. Stava cenando, la sera del 24 gennaio del 2004, quando al tg comparve il primo piano di Andrea Volpe, arrestato per l’omicidio della ex fidanzata sommese. Era l’amico di suo figlio, il delitto dello chalet era la chiusura del cerchio. L’indomani era già in procura a Busto Arsizio, dove trovò due investigatori di razza, il procuratore capo Antonio Pizzi - scomparso a febbraio del 2014 - e il pubblico ministero Tiziano Masini, che oggi guida la procura di Alessandria. Loro lo ascoltarono. E risolsero il caso.
«Nessuno dimentichi le facce del branco e quello che hanno fatto a quei poveri ragazzi», commenta Tollis. «La notizia della scarcerazione di Volpe mi giunge nuova. Ma sono contento per lui, gli auguro buona fortuna».
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