LA SENTENZA
Stupro di gruppo: assolto 35enne di Varese
L’uomo, albanese, era accusato anche di sequestro di persona e maltrattamenti ai danni della moglie di suo cugino. Il pm aveva chiesto 11 anni di carcere
La richiesta di condanna sollecitata dalla Procura di Milano nei confronti un pregiudicato albanese di Varese di 35 anni era pesante: 11 anni di carcere. D’altronde, le accuse e le ipotesi di reato a suo carico erano di sequestro di persona, stupro di gruppo, lesioni personali e maltrattamenti in famiglia. Presunta vittima, nonché principale accusatrice, una sua connazionale, moglie del cugino.
Stando a una serie di denunce formalizzate nel 2017, due anni prima, nel periodo di Natale, la donna, giunta in Italia per raggiungere il marito con i figli, aveva scoperto che quest’ultimo s’era rifatto una vita e un’altra famiglia.
Per una decina di giorni, la signora sarebbe stata segregata, maltrattata e violentata dal marito (giudicato con un procedimento stralcio), da suo cugino e anche da alcuni nordafricani in un appartamento di via Padova a Milano. Prima di fuggire approfittando di un momento di distrazione dei carcerieri, trovando poi ospitalità in una comunità protetta con i figli al seguito.
Tuttavia, il racconto della donna, non privo di punti poco chiari, non ha retto al vaglio del giudizio della nona sezione del Tribunale di Milano, presieduta dal giudice Mariolina Panasiti, che ha scelto di assolvere l’unico imputato sin qui processo, per l’appunto l’albanese di Varese, difeso dall’avvocato Gianluca Franchi.
Descritto come un violento carceriere, che avrebbe tra l’altro anche partecipato alla violenza sessuale di gruppo, l’uomo, attualmente in carcere, dove sta scontato una condanna a sei anni per furti in abitazione, è stato invece prosciolto «perché il fatto non sussiste».
Lu. Tes.
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