IL CASO
Svizzera, piscine vietate ai frontalieri. È un buco nell’acqua
L’accesso ai soli residenti, in vigore in una struttura nel Canton Giura, è invocato anche in Ticino. Dibattito e polemiche

La prima è stata una piscina a Porrentruy, oltre confine, nel Canton Giura. “Accesso vietato ai non residenti”. Una misura che aveva ed ha la finalità di escludere gli stranieri, ovvero i frontalieri del tuffo e i frontalieri del lavoro. L’esito? Stando a quanto riportato da diversi organi d’informazione elvetici e italiani, la restrizione non ha penalizzato la struttura che anzi ha aumentato l’affluenza (selezionata coem detto).
La stagione delle piscine si è ora conclusa ma non il dibattito e le polemiche. L’onda è arrivata infatti nel Canton Ticino, meta dei frontalieri varesotti e comaschi. Sì perché la Lega dei Ticinesi ha chiesto con una mozione nel Comune di Mendrisio di adottare analogo provvedimento per le strutture di balneazione pubbliche. Prima i ticinesi? Di fatto così suggerisce l’istanza.
Se giuridicamente (anche al di là della frontiera) le limitazioni ai soli residenti nell’accesso a strutture e servizi sono plausibili a determinate condizioni (ad esempio posti limitati), da un punto di vista di equità generale, le regole anti-frontalieri fanno sempre sospettare un trattamento... discriminatorio. Sperando comunque che non sia così e che dunque il sospetto sia solo un buco nell’acqua (della piscina).
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