FERROVIE
Treni e rimborsi: il Pd contro Trenord
Il gruppo Dem all’attacco sul cambio delle regole: «Un sistema meno favorevole per i cittadini»

I pendolari lombardi sono sul piede di guerra. L’ultima decisione della Regione che li ha mandati su tutte le furie è stata quella di introdurre dal primo aprile un nuovo indennizzo (si passa dal 10 al 30%) che va chiesto con un apposito modulo da compilare, al posto del bonus trasporti automatico sui ritardi e le cancellazioni di Trenord.
«Il passaggio dal bonus all’indennizzo è una pesante presa in giro dei pendolari. La verità è che Fontana e l’assessore ai Trasporti Lucente hanno scelto di passare a un sistema molto meno favorevole per i cittadini, a riprova del fatto che a loro interessa molto poco dei disagi quotidiani di chi viaggia sui treni regionali», hanno attaccato il capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino e il capodelegazione in commissione regionale Trasporti Simone Negri in una conferenza stampa al Pirellone.
«Cosa chiediamo? Di ripristinare subito il meccanismo del bonus trasporti, e cioè la precedente modalità di ristoro dei disservizi subiti dai pendolari di Trenord. O, quanto meno, di riportare il criterio di valutazione della qualità del servizio a un meccanismo che preveda il rimborso per ritardi superiori a cinque minuti e che i rimborsi siano caricati autonomamente e non su richiesta dei diretti interessati».
Secondo Negri «Non è affatto vero che la Regione sia stata obbligata da una direttiva dell’Autorità di regolazione dei trasporti ad abbandonare il bonus, molto più conveniente per i pendolari, per passare all’indennizzo in caso di ritardi. È una scelta politica che mira a recuperare due milioni dal capitolo penali e distoglierle dai ristori ai pendolari per destinarle a rinnovare il protocollo che consente alle forze dell’ordine di viaggiare gratis sui treni visto che quest’ultimo non era più finanziato».
Di fatto, «Regione Lombardia avrebbe potuto mantenere il bonus accanto all’indennizzo e invece per recuperare risorse dalle penali che eleva a Trenord ha deciso di penalizzare i poveri pendolari».
Pendolari che, a detta dei Dem, pagano tre volte: «Perché pagano tariffe maggiorate dell’8% in due anni; perché il nuovo contratto di servizio di Trenord ha segnato un aggravio di 110 milioni sulle spalle del pubblico; perché si vedono meno rimborsati rispetto al bonus».
Il gruppo del Pd i consiglio regionale ha stimato che «l’indennizzo scatta solo in un’occasione su tre rispetto all’esperienza del precedente bonus perché è tarato su un sistema che considera i ritardi dai 15 minuti in su e non dai cinque minuti». Qualche esempio? Nel 2023 i pendolari della direttrice Luino-Gallarate-Varese hanno ricevuto bonus ritardi sette mesi su dodici; con la nuova normativa avrebbero ricevuto l’indennizzo solo a giugno. Analogamente, sulla direttrice Porto Ceresio-Varese-Milano sono stati riconosciuti bonus in ben quattro mesi; col nuovo sistema, solo uno. Infine l’anno scorso la direttrice Domodossola-Gallarate-Milano ha dato origine a sette bonus contro i cinque indennizzi con le nuove regole.
«Chiediamo che la giunta Fontana faccia una vera politica sui trasporti, attenta ai servizi e ai pendolari, e non sia interessata solo alle sue società controllate Trenord e Fnm. Quest’ultima nel 2023 ha addirittura ottenuto un utile di 80 milioni di euro e distribuirà dividendi per 10 milioni di euro», ha chiosato il consigliere Pd Pietro Bussolati.
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