L’OMICIDIO
Uccise con una freccia, 23 anni all’arciere di Cittiglio
Sentenza del Tribunale di Genova
Ventitré anni di carcere: è questa la sentenza pronunciata oggi, giovedì 11 gennaio, nei confronti di Evaristo Scalco, il maestro d’ascia di Cittiglio che nel novembre di due anni fa a Genova uccise Javier Alfredo Miranda Romero, quarantenne peruviano, con un freccia scoccata dalla finestra di casa.
Nelle repliche prima che la Corte di Assise presieduta da Massimo Cusatti si ritirasse in camera di consiglio, la pm Arianna Ciavattini ha insistito parlando di omicidio volontario e chiedendo l’ergastolo. La difesa ha invece sostenuto che Scalco non volesse uccidere, ma solo spaventare.
La corte d’Assise ha escluso l’aggravante dell’odio razziale ma ha ritenuto sussistenti i futili motivi.
Romero, quella notte, era uscito a festeggiare con un amico la nascita del figlio. I due si erano messi sotto la finestra di Scalco. L’artigiano si era affacciato e li aveva mal apostrofati («andate via immigrati di m...») perché a suo dire facevano baccano e avevano orinato contro il muro. I due amici gli avevano risposto e allora l’artigiano aveva preso l’arco e aveva montato la punta più letale che aveva in casa e aveva colpito Romero. Era poi sceso in strada e aveva provato a estrarre il dardo. La vittima era arrivata in condizioni disperate in ospedale dove era poi morto.
Scalco era stato scarcerato nei mesi scorsi e aveva ottenuto gli arresti domiciliari. Aveva mandato una lettera di scuse alla moglie della vittima e versato 10 mila euro come primo risarcimento.
«Mi fido della giustizia italiana, è andato tutto bene»: è quanto ha detto Zena Lopez, la compagna di Javier Alfredo Miranda Romero, dopo la sentenza di condanna per l’arciere. I giudici hanno disposto il pagamento complessivo di provvisionali alle parti civili di 500mila euro.
«C'è una parziale soddisfazione - ha detto l’avvocato Palmero che assiste Lopez e il figlioletto -. Quello che ci interessava è che fosse fatta giustizia». «È una sentenza che ha colto l’assurdità di un ergastolo per una persona come Scalco. Per noi - spiegano gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa che lo assistono - però non è un omicidio volontario e non ci sono nemmeno i futili motivi. Questa è una tragedia umana e il dramma rimane».
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