NATURA
A spasso sul lago dei cigni
Sulle sponde record di presenze: appena censiti 72 esemplari. «Uno spettacolo»

Lago di Varese, non solo inquinamento: è una stagione eccezionale per ammirare i cigni, una presenza ormai storica e in parte stanziale ma in aumento rispetto agli anni scorsi.
Almeno questa è la sensazione di molte persone che frequentano le sponde e arrivano “armati” di macchine fotografiche e cellulari proprio per immortalare gli stormi che planano, partono sbattendo le ali o si avventurano goffi sulla terraferma. «Un vero e proprio spettacolo - dice una varesina in passeggiata al Lido della Schiranna -. Non mi era mai capitato prima d’ora di vedere 20-25 uccelli tutti insieme: cerchiamo di non dare troppo fastidio, stiamo alla giusta distanza. Sono splendidi quando partono facendo quel rumore caratteristico».
Forse è proprio questo inverno che mette tutto sotto una prospettiva più magica: perché proprio nella stagione solitamente brutta gli esemplari sono più visibili in acqua e non solo, non essendo concentrati sui nidi nei canneti. Da primavera, in periodo riproduttivo, l’incontro potrebbe essere molto più raro. E in queste settimane, complice il tepore eccezionale con il termometro arrivato a 20 gradi, le gite sul lago e sulla ciclabile hanno la stessa frequenza rispetto alla stagione calda. «Per questo è normale che qualcuno abbia avuto la sensazione di numeri più importanti - spiega la biologa Alessandra Gagliardi, ricercatrice coordinatrice ornitologica dell’Uagra, l’Unità analisi ambientale dell’università dell’Insubria del professore Adriano Martinoli, docente di Zooologia e conservazione della fauna -. In generale nella nostra zona la prevalenza è del cigno reale, riconoscibile dal becco rosso e dal “bernoccolo” anteriore. Rarissimi il minore e il selvatico, di cui l’ultimo esemplare è stato avvistato con certezza qui nel 2007, probabilmente scappato dalla cattività. L’aumento di presenze nel periodo invernale è del tutto normale, perché alle coppie stanziali si associano i migratori, in arrivo dalle regioni più fredde del Centro Europa. Ma si arriva a migrazioni veramente importanti solo in caso di inverni molto rigidi. In genere, poi, i gruppi e i giovani che non si sono riprodotti non sono territoriali e si muovono in gruppi anche di dieci, venti, trenta elementi. In primavera, invece, la nidificazione li impegna e li vede concentrati soprattutto nei canneti più protetti».
Ecco perché il lago di Varese, rispetto a tutti gli altri bacini della provincia, ha il record di presenze, per il suo habitat ideale, per quella vegetazione florida e intricata dove i piccoli stanno al sicuro. All’Insubria hanno le idee chiare sui conteggi: «Ogni anno in tutta Europa si effettua un censimento degli uccelli acquatici svernanti in due settimane a gennaio - prosegue la biologa -. Contiamo ogni singolo individuo presente e quest’anno ne abbiamo notati 72 sul lago di Varese (sono appena una cinquantina sul Verbano lombardo).
L’iniziativa si deve al Gruppo insubrico di ornitologia con il coordinamento dell’università di Pavia per l’Italia e dell’Ispra per l’Europa. Le presenze sono masicce e vengono monitorate dal vivo nei punti di accesso: per questo sono molto realistiche».
Insomma il nostro è il lago dei cigni.
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