CASA DELLA CARITÀ
Varese, Brunella: 35mila pasti in un anno
È il numero più alto di sempre. In costante aumento i giovani

Nell’anno appena trascorso, in particolare negli ultimi mesi che hanno visto un ulteriore incremento, sono stati forniti 35mila pasti agli indigenti dalla Casa della Carità della Brunella. È il numero più alto di sempre, addirittura più di quanti ne sono stati distribuiti durante il picco della pandemia e ancora di più di quelli forniti dopo la crisi del 2008. Anzi, la cifra più elevata da quando nel 2014 è nata l’associazione e si è cominciato a tenere il conto delle attività svolte. E molti, troppi, sono giovani, senza lavoro e spesso senza casa.
Un dato che dà la misura della situazione di bisogno e quindi di indigenza in cui versa una parte della popolazione, dando il polso della situazione di un momento oggettivamente difficile, in cui in molte famiglie mancano i soldi per la spesa. Può essere per la perdita del lavoro, rendendo impossibile pagare bollette e tasse.
LA FOTOGRAFIA DELLA CITTÀ
«Si tratta di un bisogno reale - chiarisce don Marco Casale, il responsabile della Caritas decanale - È la fotografia della povertà in città: allo stesso tempo va detto subito che vediamo crescere il numero degli italiani che vengono da noi. Qualche dato lo illustra bene: il 45 per cento di chi chiede un pasto sono nostri connazionali, il 55 per cento stranieri, sia comunitari come ad esempio i romeni sia extracomunitari come sudamericani, africani, asiatici. Gli ucraini? Nell’ultimo periodo abbiamo notato un aumento tra chi viene a mensa, ma non così significativo, visto che possono usufruire di un’accoglienza specifica in seguito al conflitto, sia dallo Stato sia dal privato (terzo settore)».
Un pasto 365 giorni all’anno, dalle 10.30 , quando i primi se ne vanno con il sacchetto con il cibo in mano e altri invece scelgono di fermarsi al refettorio per mangiare. In totale si arriva anche a 120 sacchetti consegnati ogni giorno. «La mensa è il servizio più conosciuto, ma ci sono anche le docce, l’armadio del povero per ritirare indumenti, il banco farmaceutico che distribuisce gratis i medicinali per rispondere al bisogno crescente di chi non ha più una casa o un lavoro - spiega don Marco - E poi c’è la sanità di frontiera che viene incontro a chi non ha i documenti in regola».
Insomma una rete sempre più vasta di aiuti e soccorso, che s’interseca con i servizi sociali comunali e le altre attività di assistenza.
Quindi questi due ambiti, quello sociale e quello sanitario, vedono un numero in aumento di richieste: qui c’è la possibilità di veder soddisfatte le proprie necessità nello stesso luogo, senza fare il giro della città. È un aspetto che per molti, consideriamo soprattutto gli stranieri, è importante. «Abbiamo detto prima che ormai gli italiani che vengono a mensa sono il 45 per cento: è un dato ben diverso da quello degli anni Novanta, quando contavamo solo il 20 per cento di italiani a chiedere il cibo ogni giorno - riflette don Marco - Ed è il segno di un cambiamento profondo».
Il lavoro in rete della Casa della Carità sul territorio, con i centri di ascolto Caritas e in sinergia con Croce Rossa e Banco Alimentare, consente una presa in carico più ordinata delle persone che vi si rivolgono. «Il tema del lavoro è critico, ma il bisogno primario è il cibo, la cura della salute, la necessità di vestirsi - taglia corto don Marco - La ricerca di un lavoro non è la nostra specificità, ma facciamo comunque anche da tramite per i tirocini formativi, per l’alternanza scuola - lavoro dove imparare un mestiere, o collaboriamo per i lavori di pubblica utilità».
VOLONTARI CERCANSI
Aiutare, per chi lo vuole, si può. In tanti modi. O formandosi come volontario (sul sito della Casa della Carità si può vedere come). Oppure facendo una donazione, che permette di acquistare quanto serve.
Importante la collaborazione delle imprese, con donazioni deducibili. «E poi ci sono aziende che inseriscono loro personale per qualche giorno per svolgere lavori che a noi servono, di manutenzione, per esempio: un bel modo di introdurre il dipendente alla solidarietà - rileva don Marco - E c’è anche chi, come l’azienda Leroy Merlin, mette a disposizione materiale che prestiamo per piccoli lavori di “fai da te” per la propria casa a chi ne ha bisogno». A volte anche ridipingere una stanza o aggiustare un mobile fa sentire più sereno chi, senza questo contributo, non potrebbe permettersi di aggiustare neppure una presa.
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