IL GIALLO
Varese, il mistero delle “K” incise sui citofoni
Ladri o promoter? Allertata la Questura

Chi ha scritto una lettera “K” sui citofoni dei residenti a Bobbiate e perché lo ha fatto?
Il mistero non si dipana nel rione, dove nei giorni scorsi sono state scoperte “K” scritte a penna su tanti citofoni, da via Novelli, a via Macchi, fino a via Govi. Il fatto ha allarmato i cittadini: è da anni che si tramanda una leggenda metropolitana secondo cui le case vengono “marchiate” dai ladri sulla base della facilità di introdurvisi per commettere furti. Un’ipotesi che stride con i mezzi tecnologici che ci sono oggi, e con qualsiasi modus operandi criminale (che senso avrebbe utilizzare per anni lo stesso codice? E a chi sarebbe diretto questo fantomatico messaggio?).
Sebbene la presenza di un presunto “codice dei segni”, che evidenzierebbe le case facili da derubare e quelle da evitare, sia da scartare, questi simboli hanno inquietato i bobbiatesi, tanto da riportare il fatto alle forze dell’ordine. È ancora vivo il ricordo dell’ondata di furti tra le fine del 2019 e l’inizio del 2020, quando la porzione di quartiere denominata “deserto” veniva svaligiata quasi quotidianamente, con colpi messi a segno ad ogni ora del giorno e della notte.
Stando al fantomatico codice dei segni, la “K” significherebbe “casa sempre abitata, stare alla larga”. Più plausibile pensare che la “K” sia un codice utilizzato dai dipendenti di qualche azienda di volantinaggio o di marketing per evidenziare l’accoglienza ricevuta o la riuscita o meno di un’operazione commerciale. La comparsa del segno è stata messa in relazione da un bobbiatese con il passaggio di un promotore di contratti di luce e gas che – stando alle testimonianze - non spiccava per la buona educazione.
Il gruppo di controllo di vicinato, nella giornata di lunedì, è stato inondato dalle segnalazioni: tante le “K” trovate sui citofoni. Non è chiaro, però, se fossero tutte appena fatte, o se parte di esse risalissero a tempo addietro. I membri del gruppo, infatti, informati via whatsapp del fatto misterioso, sono andati alla ricerca della “K”, trovandola in molti casi.
Non essendoci certezza su quando le “K” siano state scritte, e in assenza di una denuncia, anche raccogliere le immagini registrate da eventuali telecamere di videosorveglianza potrebbe risultare complicato. Difficile invece mettere in relazione la “K” con le elezioni amministrative o con qualche fenomeno di tipo socio-culturale.
Ad un veloce esame della grafia, inoltre, le “K” sembrano scritte da più di una mano.
Laura Ponzin, coordinatrice del gruppo di controllo di vicinato, ha collezionato le segnalazioni e le ha portate all’attenzione della questura, dove fino a quel momento il fatto era sconosciuto. Le “K”, ad oggi, rimangono segni di ignota provenienza e non possono essere messe in relazione ad alcun reato. Quindi, di fatto, tutte le ipotesi restano aperte. Compresa la bravata di qualche bontempone, che magari ha voluto scuotere con un po’ di mistero la quotidianità dei Bobbiatesi.
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