LO STUDIO
Il lavoro e le donne ostaggio del capo
Report provinciale sulla violenza di genere. Messaggi ambigui e ricatti

Il lavoro e la sofferenza delle donne. I soprusi e le difficoltà. A farli affiorare un report provinciale che ha raccolto diverse testimonianze. Come quella di Paola, 46 anni, una mamma laureata, assunta come impiegata tuttofare in una piccola azienda della provincia: «Ho sopportato per cinque anni, ma alla fine ho detto basta». Paola ha dovuto sopportare le peggiori angherie: urlate, offese, ricatti, permessi non accordati, con toni che si accendevano sempre di più e che le facevano temere la violenza fisica.
LE PRETESE DEL CAPO
La voce di Paola si somma a quella di tante altre donne. C’è chi è costretta a tollerare messaggi via whatsapp di tono ambiguo e sdolcinato da parte del capo, che arriva a pretendere confidenze e contatti fisici (come mettere un braccio intorno al collo). Oppure quei «non è colpa mia se hai un figlio», con cui viene negata la richiesta di un permesso.
IL CONVEGNO
Queste sono alcune delle testimonianze presentate nell’ambito di “Le violenze di genere nel mondo del lavoro”, convegno organizzato dall’Organismo Paritetico Provinciale e sostenuto dall’ordine degli avvocati e degli ingegneri della provincia di Varese. Un momento per fare il punto sul tema della discriminazione sul mondo del lavoro nella provincia di Varese. Nel 2021, l’ufficio della consigliera di parità della provincia di Varese – l’avvocato Anna Danesi – ha registrato 61 accessi (58 donne e 3 uomini). Di questi casi, ne sono stati presi in carico 12: sette le donne ad aver denunciato problemi di mancata conciliazione tra lavoro e famiglia (due collegate allo svolgimento della professione in smart working). Tre donne erano vittime di evidenti molestie (in un caso si trattava di stalking). Due casi sono stati risolti dalla consigliera di parità attraverso accordi stragiudiziali, mentre un intervento è stato portato in giudizio, davanti al giudice, dalla lavoratrice sostenuta dalla consigliera.
LA TENDENZA
Il trend di quest’anno sembra essere identico a quello dello scorso. Nei primi cinque mesi, l’ufficio della consigliera di parità ha preso in carico sei casi di donne, due relativi a problematiche sul tema della conciliazione famiglia- lavoro; un intervento in giudizio è in corso. Quando la donna non riesce a conciliare le esigenze lavorative con quelle familiari solitamente lascia il lavoro. Il report elaborato con Camera di Commercio di Varese sulla convalida delle dimissioni delle lavoratrici madri entro i tre anni di vita del figlio mostra che, nel 2021, nella provincia, hanno lasciato il lavoro 686 lavoratrici con figli tra gli 0 e 3 anni, che rappresentano il 71,2% del totale delle dimissioni. La percentuale è inferiore a quella registrata nel 2020 (73,7%), ma purtroppo in crescita rispetto ai dati pre-pandemia (64,8% nel 2019, 65,75% nel 2018 e 68,83 % nel 2017). Nel 2022 hanno già lasciato il lavoro 400 lavoratrici, pari al 70,42% sul totale di 568. Di queste 400 donne, 163 hanno un’età compresa tra i 29-34 anni (40,75%) e 148 donne tra i 34-44 (37%).
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