EMERGENZA ABITATIVA
Varese, mancano 300 case popolari
Salgono le richieste per alloggi Aler. Sono 24 quelli che possono essere assegnati

Cresce l’emergenza abitativa nel comune di Varese. Dal 2019 si è assistito a un progressivo aumento delle richieste di case popolari di Aler: dalle 199 presentate nel 2019 sono passate a 346 nel 2021, a 380 nel 2022 per decrescere nel 2023 a 337.
La graduatoria definitiva di competenza di Aler, pubblicata il 22 gennaio scorso, consta di 337 domande a fronte di 24 alloggi disponibili per l’assegnazione. Gli alloggi vengono assegnati scorrendo le graduatorie. Alcune domande vengono escluse per mancanza di requisiti di accesso ai Servizi abitativi pubblici o per irregolarità nel corso delle verifiche.
BISOGNA RISTRUTTURARE
«Come mai, a fronte del bisogno, ci sono tanti alloggi vuoti in via Valverde?» si domanda perplesso qualche cittadino. Gli alloggi in via Valverde sono di proprietà del Comune. «Quelli vuoti sono in attesa di essere assegnati, o non possono essere assegnati perché, ad esempio, gli impianti non sono a norma» afferma l’assessore ai servizi sociali Roberto Molinari.
Per riassegnare un alloggio pubblico sfitto, prima di rimetterlo nel bando, si stima che servano tra i 10mila e i 15mila euro di interventi di ripristino. Cosa che per un ente pubblico, in assenza di finanziamenti finalizzati a questo scopo, può risultare proibitiva.
«Il problema è che non vengono costruite nuove case di edilizia pubblica, tant’è che come Sunia, a livello nazionale, abbiamo fatto una petizione popolare che ha raccolto 47mila firme che sono state consegnate al Senato e al Parlamento. L’ultimo bando per costruire alloggi popolari risale agli anni ‘70. Inoltre, a eccezione degli edifici messi a nuovo con il Superbonus, non ci sono soldi per recuperare quelle esistenti, tanto che parecchi alloggi vengono venduti all’asta. Questo vuol dire una riduzione non di poco conto di quello che è il patrimonio immobiliare» afferma Flavio Azzena, segretario di Sunia, il Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari.
AFFITTI TROPPO CARI
La situazione si complica non solo perché non ci sono alloggi popolari, ma anche perché è difficile trovare appartamenti in affitto sul mercato privato. I canoni crescono, e una fascia di popolazione – tra cui anche il ceto medio, che non ha requisiti per richiedere un alloggio popolare – non ha un reddito tale per permettersi di pagare un affitto. Spesa che assorbe tra il 40-50 per cento del reddito di una famiglia, con gas e luce che aumentano a seguito dell’inflazione. Oggi, in tanti casi, una famiglia monoreddito non riesce a vivere in una casa in affitto per l’impossibilità di pagare il canone e le spese condominiali.
Crescono così gli sfratti. A Milano nel 2022 (ultimo anno di cui si hanno dati) è stato eseguito il 611,63% di sfratti in più rispetto all’anno precedente. La provincia di Varese, con un +561,14%, viene subito dietro. Inoltre, per il 2023-2024, il fondo per la morosità incolpevole non è stato rifinanziato, cosa che significa non avere tutele e fondi a sufficienza per intervenire per sostenere le famiglie che non riescono a pagare gli affitti.
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