LA POLEMICA
Varese: «Monopattini, così non va»
Il vicepresidente della società Dott contro il nuovo Codice della Strada
Con l’introduzione delle nuove norme del Codice della Strada, l’utilizzo di monopattini e biciclette in sharing è al centro di un dibattito acceso. Andrea Giaretta, vicepresidente Dott, la società che gestisce il servizio di mobilità condivisa a Varese, esprime dure critiche nei confronti della normativa, definendola «confusa, ideologica e inapplicabile». Un quadro che rischia, secondo lui, di trasformare un servizio utile e ben funzionante, anche a Varese per quanto riguarda soprattutto i monopattini, in un boomerang per la sicurezza.
Le nuove regole «nascono da un disegno di legge di oltre due anni fa e sono state approvate senza modifiche sostanziali – spiega Giaretta -. Non mirano quindi a migliorare la sicurezza, ma piuttosto a generare clamore. Anche perché gli incontri di realtà come la nostra con il Ministero non hanno portato a nulla e gli emendamenti proposti sono stati tutti accantonati».
Tra le criticità più evidenti, che metterebbero a rischio la continuità del servizio, c’è il requisito di un’assicurazione RC Auto per i monopattini, identica a quella prevista per i veicoli a motore. «Noi abbiamo già una copertura assicurativa personale del conducente, perché un mezzo che non ha un telaio registrato al PRA non può rientrare nella normativa RC Auto - precisa Giaretta, citando anche un precedente legale europeo che lo conferma -. Si tratta di un’assurdità tecnica».
Tra le disposizioni più controverse c’è l’obbligo di casco, valido per tutti gli utenti. «Per i privati può essere una buona pratica – riconosce Giaretta – ma chi utilizza i mezzi in sharing non ha a disposizione un casco. Sono utenti estemporanei. Non possiamo nemmeno dotare i monopattini di un bauletto, perché sposterebbe il baricentro e non c’è un sistema praticabile per agganciarlo». Questa misura rischia inoltre di scoraggiare l’utilizzo del servizio in sharing, favorendo pratiche clandestine e pericolose. «In Francia – osserva – misure troppo rigide hanno spinto gli utenti verso un uso illegale dei mezzi, aumentando i tassi di mortalità. In Italia, invece, il precedente quadro normativo aveva portato a un tasso di mortalità zero nei due anni successivi alla sua introduzione».
Il gestore sottolinea l’importanza del servizio di sharing, che a Varese conta circa 250 veicoli e decine di migliaia di utenti attivi, tra residenti e turisti. «Questi mezzi rispondono a esigenze di spostamenti brevi e imprevisti, il cosiddetto “primo e ultimo miglio”. È fondamentale garantire un perimetro di sicurezza adeguato, ma le attuali norme non lo fanno».
Giaretta non nasconde la sua frustrazione per il metodo seguito dal Governo: «Abbiamo adottato un approccio civile, portando dati e proposte al Ministero. Forse avremmo dovuto alzare la voce. Speriamo che, una volta compresa l’illogicità delle norme, si torni a un quadro regolamentare che ha già dimostrato di funzionare, semplicemente facendo rispettare le regole esistenti». L’appello finale è rivolto al buon senso: «Servono normative realizzabili, non misure ideologiche. Il rischio è che queste regole, invece di aumentare la sicurezza, finiscano per peggiorarla, danneggiando un servizio fondamentale per le città moderne».
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