LA SENTENZA
Prostituta a 17 anni, condannata coinquilina
Quattro anni di carcere a una sudamericana cinquantenne

A 17 anni aveva già deciso che la scuola non faceva per lei, ma che la sua professione sarebbe stata quella di prostituta.
Il mestiere più antico del mondo che esercitava in un appartamento di Belforte, condiviso con una connazionale più attempata, che quel lavoro lo faceva da anni. Ma per quella stanza la squillo le chiedeva 350 euro alla settimana (per un totale di 1.400 euro mensili, a fronte dei 400 di affitto pagati dalla titolare del contratto).
Per questo la cinquantenne è stata processata con l’accusa di agevolazione e sfruttamento della prostituzione minorile ed è stata condannata dal collegio del Tribunale a quattro anni di reclusione, la stessa pena richiesta dal pubblico ministero Giulia Grillo.
L’indagine della Squadra Mobile risale al 2016 e partì dall’analisi di alcune inserzioni on line pubblicate da escort caraibiche. Due poliziotti telefonarono a un numero indicato nell’annuncio, presero un appuntamento e si presentarono nella casa “a luci rosse” come normali clienti.
E lì trovarono la ragazza sudamericana che i 18 anni li avrebbe compiuti solo un paio di settimane dopo. Formalmente minorenne, dunque.
«La mia cliente non sapeva che la ragazza non fosse maggiorenne e quindi l’ha ospitata in buona fede», ha sostenuto l’avvocato difensore Maurizio Domanico, chiedendone l’assoluzione.
La ragazza, è emerso dalle indagini e dal processo, era figlia di una amica dell’imputata. La madre era a conoscenza della “attività professionale” della connazionale e pare sapesse anche che la propria figlia aveva intrapreso la stessa strada, incontrando i clienti dove capitava.
Ma a un certo punto ha deciso di trovarsi un tetto sotto cui ricevere gli uomini e ha trovato “ospitalità” nell’appartamento dell’amica di mamma.
Appartamento in cui, di fatto, si era trasferita a tempo pieno. In una stanza riceveva la cinquantenne, nell’altra la 17enne. Fino a quando la polizia non ha scoperto tutto.
La sudamericana è stata anche condannata al risarcimento dei danni morali alla giovane, parte civile con l’avvocato Giovanni Caliendo; la somma dovrà essere stabilita con una causa civile. m.m.
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