LA VICENDA
Quando è lei la stalker, per passione
In Appello confermati 18 mesi di carcere. Vittima un professionista varesino

«Quando lo stalker è maschio è additato a criminale. Se è invece è donna si cerca di farla passare per pazza. No, non è né può essere così: gli atti persecutori sono sempre un crimine, a prescindere dal genere di chi lo commette». Il sostituto procuratore generale Cuno Tarfusser è stato fermo e risoluto nel chiedere la conferma della condanna a carico di una 53enne professionista di Bollate finita sotto processo perché, in preda a quello che è stato definito «un delirio amoroso ossessivo», rese per un paio d’anni una vita di inferno a un libero professionista di Varese, oggi 56enne, al quale avrebbe voluto «offrire tutta se stessa» sia «sentimentalmente» sia «sessualmente», per dirla con le carte di una vicenda processuale che non può certo passare inosservata visto il ribaltamento di ruoli.
I giudici della prima Corte d’Appello di Milano lo hanno più o meno accontentato. Perché se è vero che hanno respinto senza esitazione l’ipotesi di perizia per valutare un eventuale vizio di mente dell’artefice di quel corteggiamento persecutorio, è altrettanto vero che, pur mantenendo la condanna a 18 mesi di reclusione inflitta dal Tribunale di Varese, hanno concesso alla donna, arrivata al processo senza precedenti, la sospensione condizionale della pena (in precedenza negata) e la non menzione sulla fedina penale. Donna, single all’epoca dei fatti, che dovrà inoltre risarcire in sede civile la parte offesa che aveva cercato di conquistare più con le cattive che con le buone e che, al culmine dell’esasperazione, non trovò altra via d’uscita se non denunciarla in Procura, dopo che un precedente divieto di avvicinamento si era rivelato inefficace. Pur non essendo colleghi, i due si erano incontrati in più occasioni in fiere ed eventi di lavoro. Ben presto, però, la donna cominciò a manifestare un interesse particolare per l’uomo, separato e con figli, senza che per altro quest’ultimo desse nessun segnale di incoraggiamento.
I rifiuti fecero da innesco per gli atti persecutori, tra sms, telefonate, pedinamenti e appostamenti sotto casa, fino all’invio di autoscatti hard sulla mail e alla consegna a domicilio, nella buca delle lettere di lui, di un perizoma usato.
© Riproduzione Riservata