IL CASO
Varese, risolto il giallo dei camion del latte
Consumatori illusi dai mezzi in strada: erano stati venduti anni fa

Latte Varese è sinonimo di territorio, storia e forse anche di emozione, tanto è vero che anche sui social le vicende della cooperativa agricola fanno sempre breccia, raccogliendo tantissimi commenti sui ricordi e le esperienze personali. Figurarsi poi quando, oggi che la produzione è ferma e il marchio scomparso dagli scaffali, capita di trovare sulla propria strada un camion con le tipiche insegne del prodotto. La scritta azzurra fra le nuvole, la mucca con la scritta «Varese da gustare». Un colpo al cuore. Ma quindi le consegne sono ripartite? Era solo un brutto sogno? No di certo...
MISTERO SVELATO
E allora come mai quei mezzi sono ancora in circolazione quando tutta l’attività della Centrale di via Uberti è bloccata in attesa degli sviluppi? A dare una spiegazione al «mistero» del latte è il general manager Franco Donato, che continua la sua opera di mediazione per tentare di salvare il marchio con nuovi investitori: «Sì, può capitare di incrociare questi camion, ma non sono nostri - conferma il direttore dello storico stabilimento - In realtà sono quelli che tempo fa avevamo venduto a un fornitore che ancora oggi li utilizza per la sua attività quotidiana di consegna: in effetti danno nell’occhio ma confermo che ora non si lavora, è tutto fermo».
Qualcuno, notando i furgoni in strada, aveva sperato che l’emergenza fosse rientrata e che alcuni settori fossero ancora attivi, così da velocizzare i tempi di ritorno del bicchiere bianco sulle tavole dei varesini.
LA SITUAZIONE
Una delusione, certo. Ma in effetti a ben guardare non è tutto nero, anzi queste presenze coincidono anche con un momento di nuovo positivo, dopo le paure dello stop totale. Il 7 dicembre scorso, come è noto, sono scaduti i tempi del concordato preventivo in continuità e, non essendosi presentati entro quella data dei nuovi investitori, è stata dichiarata la liquidazione coatta amministrativa con il fermo produttivo. Il rischio concreto era il muro del fallimento. Ma da allora non si è mai fermata l’opera, anche istituzionale, per garantire un futuro a un marchio storico. Qualcosa si sta muovendo grazie alla tenacia di chi ha lavorato qui fin da ragazzo e ostinatamente vuole vedere una nuova alba.
L’ATTESA
Restano in attesa dunque anche i 16 dipendenti a cui si aggiungono 10 venditori: all’inizio dell’anno sono arrivate notizie più rassicuranti, con l’interessamento ufficiale di due imprenditori che hanno già realizzato i rispettivi piani industriali, che saranno poi vagliati dal commissario nominato dal Mise (a giorni dovrebbe avvenire l’indicazione). Analizzate le due proposte, in alternativa e non in cordata, il rappresentante del Ministero dello sviluppo economico valuterà se ci siano o meno i presupposti per far ripartire il lavoro, nell’interesse dell’azienda e dei collaboratori. Certo, non dovranno passare mesi, perché un’attività di questo tipo non si può interrompere a lungo considerando la delicatezza dei macchinari nei luoghi di raccolta e trasformazione del prodotto in arrivo dalle stalle.
La cooperativa Latte Varese potrebbe avere un futuro: lo sperano lavoratori e consumatori che guardano quei camion passare con una certa nostalgia.
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