IL LUTTO
Varese saluta un giusto
S'è spento Francesco Pintus: magistrato e politico sempre in prima linea. Funerali in Basilica sabato 1 febbraio e rosario a Masnago la sera prima
Se n'è andato in punta di piedi sulla scia d'un tempo triste, aperto dalla scomparsa dell'amatissima moglie Maria Vittoria, lo scorso marzo.
Francesco Pintus è morto la notte tra martedì 28 e mercoledì 29 gennaio, fiaccato a 84 anni non ancora compiuti, da un male inesorabile.
I funerali si svolgeranno nella Basilica di San Vittore, la mattina di sabato 1 febbraio, alle ore 10.45, preceduti dalla recita del rosario nella Parrocchiale di Masnago, venerdì 31 gennaio, alle ore 20.30.
Chi sia stato Pintus lo raccontano tanti atti pubbici e sentenze che però, da soli, non spiegano l'uomo appassionato, semplice, colto, ironico, innamorato della vita e del tabacco, che fu compagno di scuola di Francesco Cossiga e di Luigi Berlinguer nel Liceo classico più famoso d'Italia, l'Azuni di Sassari, dal quale uscirono diplomati, fra gli altri, Antonio e Mario Segni, Palmiro Togliatti, Enrico e Giovanni Berlinguer, e persino due vedette della tv quali il compianto giudice Santi Licheri e la velina Elisabetta Canalis.
Cagliaritano di nascita (il 23 marzo 1929), sassarese di... crescita, Pintus divenne magistrato giovanissimo (esercitò inizialmente alla Maddalena) e arrivò a Varese alla fine degli Anni Cinquanta quando si ritrovò magistrato inquirente. A lui e alla sua innata sensibilità ambientale va ascritto, una ventina d'anni dopo, il primo e unico processo agli inquinatori del Lago di Varese: politici, presidenti d'ospedali, industriali, usciti impuniti da un'inchiesta giudiziaria intricatissima, clamorosa - e doverosa nei confronti di uno scempio ecologico immane - di cui neppure il giudice istruttore Vincenzo Rovello poté però venire a capo.
Da magistrato, Pintus seppe dimostrarsi rigoroso e imparziale: indagò su mafia e P2 fino a ricoprire il ruolo di procuratore generale a Cagliari, città nella quale ebbe a scontrarsi in modo frontale con uno tra i più attivi politicanti della magistratura italiana, un procuratore capo torinese che fece fortuna professionale in Sicilia e che a Cagliari si trovò a indagare sull'inchiesta giudiziaria relativa al sequestro di Silvia Melis, condotta dal sostituto procuratore della Pretura, Luigi Lombardini.
Un'inchiesta che presentava lati oscuri e che costò a Lombardini, più che la carica di sostituto di Pintus (carica poi occupata dal suo avversario, Carlo Piana), la stessa vita: il magistrato si suicidò nel suo ufficio poco dopo aver reso testimonianza al collega procuratore capo di Palermo.
Pintus, esponente di Magistratura democratica, avrebbe dovuto ritrovarsi a guidare, di lì a poco, la Procura generale della Repubblica di Milano ma lo scontro frontale con Gian Carlo Caselli - e gli strascichi polemici - gli precluse lo sprint finale (vinto da Saverio Borrelli), tanto che si ritrovò membro della prima sezione della Cassazione. Quella guidata da Corrado Carnevale, il magistrrato che riformò molteplici sentenze emesse con gran clamore di stampa dai magistrati siciliani, così roboanti nella sostanza e così lacunose nella forma.
Nel 1999 Pintus smise la toga, accompagnando il gesto con una lettera all'allora presidente della Repubblica Azeglio Ciampi. L'allora ministro guardasigilli, Oliviero Diliberto preferì il silenzio alla difesa del suo magistrato e così come aveva fatto nel 1983, venendo eletto senatore della IX Legislatura come indipendente del Pci, Pintus, dopo un breve periodo da Cincinnato, accettò di offrire le proprie competenze alla politica varesina. E ritornò a occuparsi d'ambiente. Lo fece da assessore provinciale alla tutela ambientale della giunta di Marco Reguzzoni un leghista. Un dettaglio ideologico di quelli che a Pintus non interessavano, abituato com'era a misurare gli uomini dalle proprie azioni: il suo testamento è la diga di Gurone, una delle poche "nuove" e soprattutto funzionali opere del Varesotto a difesa dalle esondazioni e dai sempre più frequenti eventi alluvionali.
Le vicende della magistratura continuarono però a interessare Pintus in qualità di membro del Comitato nazionale per la giustizia, quello che denunciò alla Procura di Brescia i metodi "poco convenzionali" di Ilda Boccassini e Gherardo Colombo titolari delle indagini di Mani Pulite con Antonio Di Pietro.
Lo ricordiamo così, con le parole che lui stesso, Franceso Pintus, consegnò a Gianni Spartà che l'intervistava nel gennaio di tredici anni fa, certi che il suo contributo alla giustizia è tra le lacune d'un sistema, oggi più che mai, ingiusto.
"Sceso dal tram della magistratura dopo 45 anni - disse Pintus - ho un problema civile che non mi dà pace: il problema di combattere un sistema giudiziario che non va, il problema di eliminare un cancro che sta divorando le libertà dei cittadini".
Che cosa non va?
"Prima di tutto il Consiglio superiore della magistratura. Per Falcone era un attentato all'indipendenza dei giudici. Per Cossiga è un qualcosa che non ripeto e che lui, dai microfoni di una tv privata della Sardegna, ha descritto con parole di
fuoco. Poi esiste il problema di separare le carriere di giudici e pm. Lo so, c'è il rischio di sottoporre i pubblici ministeri al controllo dell'Esecutivo. Ma comincio a pensare che sia il minore dei mali".
Quanto pesano sulle sue parole i torti subiti?
"Dire che la mia vicenda personale non c'entri affatto sarebbe sciocco. Non ci crederebbe nessuno. Ma dire che sulle mie convinzioni abbia influito solo quella sarebbe falso. Sono garantista da sempre. Altri non lo sono più. Non sono io che
non sono più di sinistra, è la sinistra che non c'è più".
C'è e sta al governo...
"C'è, sta al governo e ignora i veri mali della giustizia che non si risolvono scomponendo i tribunali e moltiplicando il numero dei giudici. La giustizia difesa da chi sta al potere è un'anomalia. Da regime. L'alleato naturale del giudice davvero libero è l'opposizione".
Sì ma allora come credere che l'ex procuratore Pintus non tornerà alla politica?
"Per ora sono tornato a Itaca. Quanto al futuro mia moglie continua a chiedermi che cosa voglio fare da grande".
(Pintus diventerà assessore provinciale di lì a poco e "da grande" farà in eterno quel che ha fatto per una vita: restare accanto da innamorato alla moglie Maria Vittoria Palomba, madre dei suoi quattro figli, Luigi, Michele, Renzo e Annamaria nonché apprezzatissima docente di Lettere all'Itis di Varese)
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