BASKET VARESE
Varese, scende il gelo
L’analisi sulla penalizzazione. Scola ora deve parlare alla gente biancorossa

Il modello di gestione che ha rilanciato tecnicamente la Pallacanestro Varese riportandola in alto in classifica e riempito di nuovo il palasport di gente e di entusiasmo ha fallito in qualcosa? C’è stata superficialità nella gestione burocratica del caso Tepic, oppure una colpevole ignoranza delle regole, oppure ancora nei diversi passaggi di consegne s’è persa una comunicazione che ha portato all’errore fatale? Da ieri pomeriggio, giovedì 13 aprile, il gelo che ha colpito il popolo biancorosso, scuotendo un’intera città che palpita per la sua squadra di basket, attende risposte.
E a darle, almeno stavolta, deve essere il solitamente sin troppo silente Luis Scola.
Cui vanno i meriti della rinascita dell’amata Pallacanestro ma pure la responsabilità di chiarire con efficacia che cosa è successo e che cosa si può provare a fare per salvare una barca colpita, ma non ancora affondata, dalle sedici bordate del tribunale federale.
Varese è ferita ma è viva e pronta a riempire ancor di più le tribune di Masnago, ma tocca al General riportare un po’ di fiducia in una tifoseria che lo ha ripagato con i dieci sold-out consecutivi e mettendogli tra le mani le chiavi e, soprattutto, la storia di una delle società più ricche di gloria del basket italiano ed europeo.
Una storia che non può essere macchiata da uno scivolone che rischia seriamente di costare la retrocessione, senza che arrivi da parte dell’attuale proprietà una verità certa.
Se qualcuno ha sbagliato anche nel passato ne prenderemo atto, pronti a ricominciare a spingere tutti nella medesima direzione: come sempre è avvenuto qui a Varese soprattutto nei momenti più complicati sotto il profilo dei risultati e delle difficoltà economiche.
Sgombriamo subito il campo: non è una caccia alle streghe quel che auspichiamo, ma ci vogliono serietà e chiarezza perché non si può nascondere la gravità di quanto è successo e le conseguenze che può avere sul presente e sul futuro dell’Openjobmetis.
Vanno inoltre evitati il complottismo e la sensazione di una giustizia federale che abbia messo nel mirino il club biancorosso: non ci sono ragioni politiche, o di altra natura, per le quali la FIP possa aver messo in croce Varese. Si tratta solo di regole e della loro applicazione: se sarà così per tutte le società lo vedremo in futuro, ma per ora c’è solo da concentrarsi sulla difesa e affidarsi a gente abile per smontare la sentenza o, almeno, per ridurre una penalizzazione che appare severissima.
Per ora, in attesa delle parole di Scola, stringersi ancora di più attorno a club e giocatori è quello che la città può e deve fare.
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