L’ISTITUZIONE
Twiggy, musica finita
Dopo 11 anni lo storico locale “glocal” non riaprirà i battenti. Il patron Francesco Brezzi: «Scelta personale, dovuta a una prospettiva di vita diversa»
Uno dei locali più importanti e storici di Varese chiude i battenti, dopo quasi 11 anni di attività.
Nessun problema economico, ma, come spiega il patron Francesco Brezzi, «una scelta personale dovuta a una prospettiva di vita diversa. Tengo a dire che la società è ancora aperta. So che ci sono già delle proposte, sono ben felice se ci sarà chi potrà andare avanti e sono contento se qualcuno raccoglierà il testimone. Certo, non sarà appunto il Twiggy, con cui si è chiuso un ciclo, una responsabilità ma anche una scelta consapevole».
Sicuramente il Covid non ha aiutato e, aggiunge Brezzi, «riaprire con tutte le incognite che la situazione attuale comporta avrebbe significato rinunciare a quello che è stato il Twiggy, che è un brand, e come tale rimarrà irripetibile. La parte di eventi legata agli Street Food continuerà come “Twiggy on The Road”, con il nostro truck food col mio socio e amico Andrea Frattini. Siamo orgogliosi di aver condiviso questo viaggio con il vero cuore di Twiggy: la gente che lo popolava. Ci mancherete».
Luigi Vanini, presidente della Cooperativa Unione Familiare, proprietaria dell’edificio che ospita le varie realtà culturali di via De Cristoforis 5, commenta: «Ci spiace che abbia cessato l’attività, resa senz’altro più difficile dalle conseguenze della pandemia, che ha penalizzato molti bar e ristoranti; e in qualche caso, anche in questo, messo a rischio la sostenibilità della gestione, peraltro molto apprezzata in città».
Giulio Rossini, presidente di Filmstudio90 (il cineclub al piano superiore) aggiunge: «Non possiamo che essere dispiaciuti della chiusura del Twiggy, con cui siamo sempre stati in buoni rapporti. Sarò sincero: in questi anni abbiamo avuto anche qualche frizione, soprattutto perché in alcune sere la musica dal vivo disturbava le proiezioni, ma nel tempo abbiamo trovato il modo di collaborare e di gestire positivamente le rispettive proposte culturali modificando gli orari delle proiezioni o quelli dei concerti. Spesso con i nostri ospiti, magari un regista che veniva a presentare il suo film al cineclub, scendevamo a mangiare al Twiggy: ci sentivamo di essere nella stessa casa».
Massimo Lazzaroni di Cortisonici Varese (con cui hanno condiviso molte serate del festival) ricorda: «Facevamo aperitivi, cinequiz e incontri. A notte fonda si tornava per concerti, proiezioni folli o semplicemente per l’ultima birretta. Se devo ricordare un momento mitologico mi viene in mente la folle serata con Maccio Capatonda e Rupert Sciamenna».
Il Twiggy ospitava anche le Language Nights (le serate linguistiche): «La chiusura sembra marcare la fine di un periodo che ha regalato a tantissime persone momenti indimenticabili e legami preziosi», commenta il fondatore Marco Raja; «Non un semplice luogo - aggiunge l’altro coordinatore Ismael López Luque - una “home” che ha saputo accogliere varesini e persone da ogni angolo del mondo».
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