IL PROCESSO
Uccise il padre: 11 anni
Sconto di pena in appello per Biggiogero

Da 14 a 11 anni. Così è stata ridotta dai giudici (togati e popolari) della prima Corte d’Assise d’appello La pena da scontare per Alberto Biggiogero - testimone chiave del processo per il “caso Uva” - per l’omicidio del padre Ferruccio, il 78enne pensionato ammazzato con tre coltellate al cuore e altrettante alla schiena la sera del 17 febbraio del 2018 nella casa di famiglia di via dei Mille a Varese.
La riduzione della condanna comminata nel maggio di un anno fa dal gup del Tribunale di Varese Alessandro Chionna, al termine di un giudizio con rito abbreviato, è stata stabilita dal concordato in appello raggiunto tra il sostituto procuratore generale di Milano Laura Gay e l’avvocato Stefano Bruno, il difensore del 44enne ex massaggiatore varesino, mercoledì in aula con un look privo di barba. Il concordato in appello, ripristinato dalla riforma Orlando, consente l’accordo tra Procura generale e appellante. Si accolgono alcuni motivi e si rinuncia ad altri. Nello specifico del “patteggiamento” raggiunto per il parricida, reo confesso, il rappresentante della pubblica accusa ha dato l’ok al venir meno dell’aggravante dei motivi abietti e futili (riconoscendo di fatto la problematicità dei rapporti tra padre e figlio) e, in questo modo, ha consentito la prevalenza delle circostanze attenuanti generiche sulle aggravanti contestate all’imputato, al quale era stata riconosciuta la parziale incapacità d’intendere e volere essendo stato identificato un disturbo borderline della personalità acuito da problemi legati a una tossicodipendenza di lunga data. La Corte d’Assise d’appello ha inoltre fatto propria anche l’indicazione di Procura generale e difesa riguardo a un errore commesso in sede di sentenza dal primo giudice e ha modificato per Biggiogero, dichiarato socialmente pericoloso, la misura di sicurezza. Una volta uscito dal carcere, sarà sottoposto a tre anni di libertà vigilata, anziché a tre anni di “detenzione” all’ex ospedale psichiatrico giudiziario (ora Rems) di Castiglione delle Stiviere.
«Quello che è successo è un fatto gravissimo, un delitto efferato. Fatta questa premessa, è anche doveroso notare che Biggiogero, ancor prima di essere un imputato, è un malato psichiatrico. In quest’ottica va valutata la scelta del concordato in appello», ha argomentato il sostituto pg Gay, producendo in udienza una relazione dei medici del carcere di Monza sulla situazione sanitaria di Biggiogero. Quest’ultimo, peraltro, negli ultimi giorni voleva mandare a monte l’accordo tra le parti erroneamente convinto di poter essere scarcerato a breve per decorrenza termini. «Chiusa la pagina processuale, con un taglio di pena di tre anni, ora per il mio assistito si apre la pagina terapeutica», le ha fatto eco l’avvocato Bruno.
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