LA RIFLESSIONE
Varese: «Una provincia al galoppo»
Antonio Tomassini entra nel dibattito sul futuro delle Bettole

Provincia con le ali? Sì, certamente. Provincia delle due ruote? E come no. Ma anche provincia dei cavalli. Non quelli a motore: quelli a quattro zampe. Anche i cavalli, i cavalieri, l’equitazione sono un patrimonio storico del Varesotto. Radici lontane, esempi fulgidi, tradizione che continua, si rinnova, eccelle. E dunque, perché non far di tutto per continuare in un tale, virtuoso solco?
Sembrerebbe una domanda retorica. Invece è un quesito concreto. Varese e il suo territorio non fanno sistema come dovrebbero per autovalorizzarsi.
Leggo di critiche minimali alla gestione dell’ippodromo delle Bettole, quando si dovrebbe sottolineare il contrario: l’impegno massimo profuso da anni, e che va avanti, in favore della sua conservazione, della sua migliorìa, del suo best in progress sullo scenario nazionale.
Prendo a cuore la questione, essendo un appassionato e praticante dell’ippica sin da bambino. Nato e vissuto in altre parti d’Italia, qui ho trovato il milieu perfetto per esercitare uno sport che è qualcosa di più d’uno sport. È l’esaltazione del rapporto tra uomo e animale, tra sé stessi e la natura, tra ragione e istinto. Senza esagerare, e però con realismo: cavalcare aiuta a conoscersi, completarsi, storicizzarsi perfino. Si avverte il passato che s’insella sul presente. E non è poco, credetemi. È moltissimo.
Al dunque. Chi dispone del background, delle personalità, dei mezzi, delle competenze per servire -consentitemi la definizione- una causa così nobile, dovrebbe unire talentuosità, forze economiche, cognizioni tecniche eccetera per raggiungere uno scopo evolutivo. Aiuterebbe, questa congerie di propositi locali, a costituire un supporto determinante alla classe politica chiamata alla riforma dell’ambito ippico.
Ci si provò all’inizio degli anni Duemila (governo D’Alema) e però mischiare le esigenze di differenti àmbiti -penso a regole comuni per sale bingo e scommesse ippiche- fece fallire il proposito innovatore. Tentò poi, all’epoca in cui presiedette il settore, il ministro dell’Agricoltura Zaia a riprendere in mano il problema, senza riuscire a chiuderne l’iter. Oggi si è aperta una nuova e positiva interlocuzione con il dicastero a guida Lollobrigida, e in particolare con il sottosegretario La Pietra e i funzionari Scalera e Chiodi. Non si sta perdendo tempo, si stanno guadagnando posizioni: vedo ascolto e impegno, ricezione e reattività.
E allora mi stupisco di appunti, critiche, contestazioni di piccola -se non mediocre- portata che vengono mossi alla Società Varesina Incremento Corse Cavalli, al suo presidente Borghi, ai tanti che si sono adoperati negli ultimi anni e séguitano a farlo per rendere sempre più attrattiva una delle strutture italiane d’avanguardia. Varrebbe, anzi: vale, il contrario. Ovvero far blocco, squadra, sistema. Coinvolgere gli enti locali in un’azione di virtuosa lobby.
Cogliere l’occasione europea di finanziamenti disponibili, così da impreziosire la Provincia dei cavalli. Affatto secondaria rispetto alle Provincia con le ali o alla Provincia delle due ruote. Geni ereditari, bravura intergenerazionale, carezze della fortuna ci hanno consegnato un patrimonio inestimabile: sarebbe sciocco sperperarlo anziché accrescerlo. Al galoppo, dunque: è un ritmo a noi congeniale.
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