PERICOLO
«Via Magenta in bici? Un’impresa»
Fiab Ciclocittà: «Rendiamo più sicura la strada dell’incidente mortale. Esistono delle soluzioni al problema»

Sulle responsabilità dell’incidente che nel pomeriggio di lunedì 30 luglio è costato la vita all’ottantunenne ciclista varesino Antonio Fassina diranno una parola definitiva, tra qualche settimana, le indagini della Procura e della Polizia locale di Varese.
Ma il dramma riporta inevitabilmente l’attenzione sulla sicurezza di un’area - quella di largo Flaiano e delle vie tutto intorno, compresa la parte finale di via Magenta, teatro del sinistro - soprattutto in relazione alla cosiddetta “utenza debole” della strada: ciclisti, come Antonia Fassina, e pedoni, come l’infermiera Daria Guazzotti, investita e uccisa lo scorso ottobre da un’auto mentre attraversava via Magenta non lontano dal punto in cui è morto l’altro ieri l’anziano in bicicletta.
ATTRAVERSARE VIA MAGENTA
«Destreggiarsi tra auto, moto e camion lanciati verso l’autostrada, per spostarsi a sinistra e girare verso largo Flaiano, tra altri mezzi a motore, è una vera e propria impresa - commenta Beppe Ferrari, voce storica di FIAB Ciclocittà Varese -. Tanto è vero che mi capita spesso di vedere persone che preferiscono salire verso largo Flaiano percorrendo il marciapiede di sinistra in sella o con la bici a mano».
Il problema è dunque quello del collegamento tra il centro di Varese e Bizzozero via bicicletta: come si potrebbe migliorare la situazione?
«Non ho una soluzione miracolosa - continua Ferrari -, anche perché c’è una questione culturale di base che andrebbe affrontata: pensare davvero a una città virtuosa, come ce ne sono in Europa, in cui è favorito chi si muove in bicicletta, inquina meno e occupa meno spazio. L’esatto contrario di quello che avviene oggi a Varese e non solo, con le esigenze dell’utenza debole, pedoni e ciclisti, poco considerate rispetto a quelle di chi guida un’auto».
POSSIBILI SOLUZIONI
Detto questo, qualcosa però si potrebbe tentare: «Sì, penso ad esempio a una “linea avanzata” al semaforo tra via Magenta e largo Flaiano, sul modello di altre realtà europee. Le bici si fermano più avanti rispetto alle auto e agli altri veicoli a motore, e così sono più visibili e si muovono in condizioni di maggiore sicurezza. Il problema, per questa e altre soluzioni pro bici, è però che non sono previste dall’attuale Codice della strada, e quindi secondo alcuni sono inapplicabili nei nostri centri urbani. Come FIAB Ciclocittà il nostro auspicio è che il nuovo governo porti avanti modifiche al Codice della strada in questo senso, facendo quello che il governo precedente non ha portato a termine».
Altra soluzione, decisamente più complessa, sarebbe quella di creare un «marciapiede ciclopedonale» che colleghi la fine di via Magenta all’inizio di viale Borri: «Una soluzione che potrebbe creare però problemi - spiega ancora Ferrari - per la “coabitazione” tra ciclisti e pedoni».
IL LIMITE DI VELOCITA’
E poi c’è naturalmente la questione della velocità: «Introdurre il limite del 30 chilometri l’ora renderebbe senz’altro più sicura via Magenta, dato che oggi chi viaggia a destra ed è diretto verso il raccordo autostradale troppo spesso dimentica di essere ancora in un centro urbano e se ha la strada libera schiaccia l’acceleratore. Aggiungiamo problemi di scarsa visibilità in caso di auto in colonna sull’altra corsia e la disattenzione, che sempre può esserci, e la tragedia è dietro l’angolo».
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