L’ULTIMO SALUTO
«Era uno dei padri del canestro»
Tanti big a Vedano Olona per i funerali di Gianni Corsolini
I grandi del basket italiano hanno tributato l’ultimo saluto a Gianni Corsolini. Da Toto Bulgheroni a Ettore Messina, passando per Carlo Recalcati e Pierluigi Marzorati, c’erano tanti big di ieri e di oggi nella parrocchia San Giovanni Bosco di Vedano Olona per partecipare alle esequie dell’87enne ex allenatore e dirigente di Virtus Bologna, Cantù e Udine.
Il comune del Varesotto era il buen retiro di Corsolini, bolognese di nascita ma lombardo di adozione, dove aveva casa sin dai primi anni ‘70, divenendo subito un apprezzato membro della comunità col contributo alla fondazione della società sportiva Ceves.
«Era un vero uomo di basket. Senza alcuna retorica, è stato uno dei padri della pallacanestro italiana moderna. Ha saputo interpretare con signorilità, eleganza, intelligenza e garbata ironia tutti i ruoli: giocatore, allenatore, giornalista, scrittore, dirigente di società fino ad essere presidente della Lega Basket»: così il presidente della Fip, Gianni Petrucci, ha ricordato un personaggio che ha fatto la storia della nostra pallacanestro.
«La preistoria», come amava definirla Corsolini autoironicamente attribuendosi il nomignolo di “caro estinto” da quando aveva lasciato la scrivania di Cantù nel 1996 e il ruolo di presidente dell’Usap (il sindacato degli allenatori professionisti) nel 2005.
Ma era la preistoria nella quale, come raccontato dal figlio maggiore Luca, da dirigente canturino Corsolini correva in giro per mezza Italia per trovare sponsor alle rivali (lo fece con la Virtus Bologna, ma anche con Casale Monferrato). E da presidente di Lega Basket, contrario all’introduzione del secondo straniero nel 1979, portò avanti l’istanza delle sue associate salvo poi dimettersi per coerenza con le proprie idee.
«Mi mancheranno molto le sue telefonate: era un innamorato del basket che viveva con immutata passione alla sua età» lo ricorda Toto Bulgheroni dopo oltre 50 anni di conoscenza.
Quella di Corsolini è stata una vita vissuta per il basket, che gli ha fatto incontrare la sua Mara («Bello scherzo di carnevale nell’anno del sessantesimo di matrimonio» trova la forza di scherzare).
Il suo vero “figlioccio” è stato Carlo Recalcati, reclutato 15enne al Pavoniano di Milano per portarlo a Cantù, dove fu la colonna della squadra del primo Scudetto brianzolo nel 1968: «All’inizio ascoltavo un po’ stranito i suoi monologhi nel viaggio per Cantù, ma col passare del tempo ho capito che da lui c’era tanto da imparare» racconta l’ex coach dei Roosters della Stella.
E in queste affabulazioni c’erano storie di vita vissuta ad altissimo livello: da giovane allenò Lucio Dalla, fu amico di Luciano Bianciardi e Roberto Gervaso e fu tra gli antesignani del marketing sportivo di cui parlò in un convegno del 1970 assieme a Giulio Andreotti.
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