RINASCITA
Il ristorante della mafia passa al Comune
Il locale è già stato confiscato dallo Stato. Verrà destinato a scopi sociali

Un altro locale confiscato alla criminalità organizzata, l’ ennesima conferma che la mafia qui non solo è ben radicata, ma fa anche affari d’oro. Si amplia infatti il numero dei beni confiscati alla criminalità organizzata e che in futuro potranno essere messi a disposizione della comunità per usi sociali. Al lungo elenco di strutture sottratte a gruppi mafiosi si è aggiunto recentemente anche un immobile che si trova nel pieno centro del piccolo comune di Villa Cortese.
Andrà alle associazioni
Si tratta di un ristorante che si trova in via Alberto Da Giussano, proprio dietro all’Ufficio postale: l’edificio è stato assegnato, ma ufficialmente non ancora messo a disposizione del Comune guidato dal sindaco Alessandro Barlocco. Il passaggio è stato possibile grazie alla legge 109/96 che prevede l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie: una normativa pensata 26 anni fa appunto per restituire alla collettività i beni sottratti al mondo del crimine organizzato. La scelta della destinazione sociale fu pensata proprio per porre un vincolo a possibili rivendite in grado di consentire ai mafiosi di tornare in possesso delle stesse proprietà immobiliari confiscate.
«Di questa proprietà abbiamo avuto conoscenza lo scorso mese di dicembre quando l’immobile c’è stato assegnato ufficialmente dallo Stato – commenta il sindaco Alessandro Barlocco -. Ora abbiamo il compito di utilizzarlo per usi di tipo sociale. È un ristorante con delle pareti a vetrata e quindi stiamo studiando bene per quale utilizzo sfruttarlo. L’ipotesi più concreta al momento è di trasformarlo in una sede per un’associazione che si occupano di disabilità. Non è da escludersi che si possano ricavare anche altri spazi per altre associazioni locali. Essendo uno spazio aperto di un ristorante non credo ci vogliano grandi spese per sistemarlo e ristrutturarlo. Anzi potrebbe cercare di sfruttare gli spazi aperti interni, ma tutto ancora è da vedere».
Per la giunta di Villa Cortese si apre in ogni caso un iter burocratico che non si annuncia affatto breve. Oltre a individuare la destinazione finale dell’edificio, sarà necessario elaborare dei progetti. Si dovrà anche valutare bene costi ed opportunità e magari intercettare dei finanziamenti esterni (soprattutto qualora il comune non dovesse disporre dei fondi necessari) e poi individuare i soggetti che gestiranno la struttura nel mondo delle associazioni e delle cosiddette “onlus”.
Iter complicato
È un percorso molto complesso, che può anche trascinarsi per anni: cosa già avvenuta del resto con altri beni sottoposti a confisca nei Comuni del Legnanese. Inoltre, c’è un’altra questione non da poco: il ristorante, per quanto può sembrare strano, è ancora regolarmente in attività. All’interno di quelle mura confiscate ed in attesa che si completi tutto l’iter burocratico, sta proseguendo la normale attività imprenditoriale. Sarà l’Agenzia nazionale per i beni confiscati a dover consegnare i locali vuoti e liberi al Comune di Villa Cortese appena questo sarà possibile.
Tutto è nato da un’inchiesta della magistratura riguardante lo spaccio di droga nell’Alto Milanese di circa tre anni fa. Allora i carabinieri erano riusciti a stroncare un giro di spaccio che aveva come punto di riferimento proprio dei locali pubblici del territorio.
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