IN TRIBUNALE
«Vino e pipì in piscina»: matrimonio da incubo in villa
La proprietaria della dimora sul lago di Varese testimonia al processo. Sposo imputato per minaccia, tentata violazione di domicilio e danneggiamento

«Lo sposo e i suoi amici sono arrivati alla villa già ubriachi. Infatti l’autista del pullman che li aveva accompagnati mi disse “In bocca al lupo!”. E quando gli è stato detto che non avremmo servito più vino, lo sposo andò su tutte le furie, con insulti e minacce anche di morte; mi ha persino gridato: “Ti taglio la testa”». La proprietaria della villa sul lago di Varese ha ricordato, davanti al giudice Davide Alvigini, quella festa di nozze degenerata nel settembre 2021.
IL PROCESSO
A processo per minaccia, tentata violazione di domicilio e danneggiamento c’è lo sposo, oggi 35enne, il quale (difeso dall’avvocato Mauro Dalla Chiesa) invece respinge le accuse. «In tredici anni abbiamo affittato la nostra villa per circa 300 eventi e non è mai successo nulla del genere - ha continuato la donna, parte civile con l’avvocato Fabio Ambrosetti -, ma dopo questo episodio abbiamo deciso di interrompere l'attività».
IL RACCONTO DELLA SERATA
«C’era una trentina di ragazzotti che bevevano il vino a canna, facevano pipì in piscina, saltavano sui tavolini - ha proseguito -. Dissi "non siamo allo stadio" e li invitai a calmarsi». Ma di fronte al rifiuto degli addetti del catering di servire altro alcol, lo sposo avrebbe perso la testa, insultando la proprietaria e minacciandola, mimando anche il gesto dello sgozzamento.
Avrebbe pure cercato di accedere al piano superiore della villa, nelle stanze private della donna e della sua famiglia, per poi afferrare un arco in ferro battuto e scagliarlo contro un tavolo antico, distruggendolo. Stessa sorte per una decennale dracena, pianta chiamata anche “Albero del drago”, di grande valore. Il processo proseguirà a gennaio 2025 con l’esame di altri testimoni.
© Riproduzione Riservata