IN APPELLO
Vongole contaminate, assolto lo chef Marco Sacco
Il titolare del Piccolo Lago di Verbania era stato condannato in primo grado. I difensori: «Giustizia è fatta, ma il ristorante ha perso due stelle Michelin»
La Corte di appello di Torino ha assolto Marco Sacco, chef del ristorante Piccolo Lago di Verbania, che a marzo dello scorso anno in primo grado era stato condannato a due mesi e venti giorni per lesioni colpose e commercio di sostanze alimentari nocive. A chiedere che la sentenza venisse riformata perché il fatto non costituisce reato è stata la stessa procura generale.
La vicenda, per la quale era stata condannata anche la moglie, la direttrice di sala Raffaella Marchetti, risale al luglio del 2021 e riguarda un banchetto nuziale organizzato nel locale affacciato sul lago di Mergozzo, che all’epoca vantava due stelle Michelin.
Durante il pasto era stato servito un risotto con vongole risultate poi contaminate da norovirus. Al termine, alcuni ospiti accusarono sintomi di intossicazione alimentare.
A processo si erano costituite 53 parti civili. La difesa di Sacco e Marchetti sosteneva che le responsabilità non fossero da imputare ai titolari del locale perché le vongole, di origine francese e importate da una società italiana, erano state servite crude, così come indicato in etichetta, senza venire manipolate nel ristorante di Sacco.
«GIUSTIZIA È FATTA»
«Giustizia è fatta. Ma è una giustizia arrivata in ritardo, che ha comportato una serie di danni d’immagine, che sono la cosa più grave. Marco Sacco è stato irrimediabilmente danneggiato, ha perso due stelle Michelin ed era totalmente incolpevole». Sono le parole dell’avvocato Marisa Zariani, che insieme al collega Marco Ferrero ha difeso lo chef del Piccolo Lago Marco Sacco e la moglie Raffaella Marchetti.
«Quando l’accusa ha chiesto che la sentenza venisse riformata perché il fatto non costituisce reato a noi si è aperto il cuore: è quello che abbiamo sostenuto fin dall’inizio. È stato riconosciuto che Sacco e Marchetti non avevano alcuna responsabilità per quanto successo, una assoluzione con formula pienissima - prosegue Zariani -. Loro sono felicissimi, sapevano di non essere responsabili di quanto successo nel loro ristorante».
La sentenza di assoluzione riguarda l’accusa di commercio di sostanze alimentari nocive. Per quanto riguarda le lesioni, spiega Patrich Rabaini, uno degli avvocati che aveva assistito le parti costituite in giudizio a Verbania, dopo la sentenza di primo grado erano state rimesse tutte le querele. Il reato si era così estinto. Le parti, come stabilito in primo grado dal giudice Beatrice Alesci, erano state risarcite con più di 20mila euro. Le spese sono state coperte da una compagnia assicurativa.
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