POLIZIA POSTALE
Porno e truffe online, denunce in aumento
Ecco la situazione a Varese a un anno dalla riapertura della sezione

Tra i casi più recenti c’è il falso allarme bomba che martedì mattina ha costretto a evacuare gli uffici postali di Varese per un paio d’ore: uno sconosciuto ha telefonato al 112 annunciando la presenza di un ordigno pronto a esplodere vicino a uno sportello della città. Ora sono in corso le indagini per dare un nome e un volto a quella persona.
Ma questo è soltanto uno dei tanti fascicoli affidati dall’Autorità giudiziaria alla Polizia postale e delle comunicazioni di Varese. L’ufficio, che si trova nello stesso complesso di Poste italiane di viale Milano, ha riaperto i battenti a metà gennaio 2020, dopo essere rimasto chiuso per quasi un anno a causa della mancanza di personale.
I poliziotti in servizio sono in tutto nove, compreso il responsabile Luigi Fonzo. E il bilancio di questo primo anno dalla ripartenza è quanto mai denso: tra le prime attività che occupano gli uomini e le donne di questa sezione della Polizia di Stato ci sono senza dubbio il contrasto alle truffe online e alla pornografia via web, sia sul fronte della pedofilia, sia su quello del “revenge porn”, ossia immagini intime diffuse su internet all’insaputa della vittima.
Un anno in numeri
Qualche numero? Nel giro di dodici mesi, si contano oltre 250 querele sporte da cittadini direttamente nell’ufficio di viale Milano, 17 decreti per perquisizioni (di cui per la maggior parte legati alla pornografia), poi 38 persone denunciate a piede libero e altre tre arrestate (in quest’ultimo caso, per adescamento di minori e detenzione di materiale pedopornografico). Nel corso dell’anno sono stati effettuati 781 servizi di controllo negli uffici postali. «Sul territorio provinciale c’è stato un aumento esponenziale delle truffe via internet – spiega il viceispettore Fonzo, responsabile della Sezione varesina, terza su scala lombarda per mole di lavoro e che fa capo direttamente al Comparto regionale di Milano –. Soltanto per quanto riguarda il trading online, nei primi quaranta giorni di quest’anno si parla di raggiri per un esborso complessivo di oltre 190mila euro».
“L’uomo nel mezzo”
Una delle tipologie di truffa più diffuse è quella del cosiddetto “man in the middle”, che tradotto letteralmente dall’inglese significa “l’uomo nel mezzo”: «In sostanza – spiega l’ispettore Fonzo, a lungo in forza alla Polizia stradale, prima di questo nuovo incarico – il truffatore intercetta uno scambio di mail tra ad esempio un venditore e un cliente, in cui è previsto il pagamento di un acconto. Ebbene, il truffatore si inserisce in questa comunicazione con un indirizzo di posta elettronica molto simile a quello della vittima e chiede all’ignaro cliente di versare l’acconto su un conto corrente diverso da quello indicato in precedenza. La vittima, non rendendosi conto del nuovo indirizzo mail, che spesso cambia soltanto di una lettera, esegue, per poi essere contattato dal venditore reale che non ha ricevuto alcunché». E ancora, tra i raggiri più diffusi degli ultimi tempi, c’è quello innescato da finti messaggi inviati Poste Italiane o dalla banca Intesa Sanpaolo, con la vittima che, seguendo le richieste indicate nel link, si ritrova a fornire ai malviventi le credenziali d’accesso ai propri conti correnti: «Parliamo di truffe arrivate anche a superare i 100mila euro – rimarca -. E nel momento in cui la vittima se n’è accorta, ormai prelievo o bonifico erano stati portati a termine».
Pedofili nel mirino
Nella galassia dei reati via web c’è poi l’adescamento di minori o il traffico di materiale pedopornografico: «Su questi temi così complessi e delicati – prosegue il responsabile della Polizia postare varesina, che ha competenza su tutto il territorio provinciale – c’è grande attenzione da parte della magistratura. Il lavoro in sinergia con le Procure della Repubblica di Varese, di Busto Arsizio e di Milano, che ha competenza sui minori, sta dando ottimi risultati. Dobbiamo anche ringraziare la nuova dirigente del Compartimento di Milano, che ha dato un impulso tutt’altro che secondario alla nostra attività».
Spesso, in questo tipo di indagine, la mole di dati da scandagliare è immensa: «Quando sequestriamo supporti informatici – rimarca Luigi Fonzo – il contenuto viene acquisito con sistemi specifici, e arriviamo a ottenere un volume anche di 8 Terabyte (ossia 1.000 Gigabyte, ndr). Si tratta di materiale, tra conversazioni, immagini e altro, che deve poi essere analizzato per fornire alla Procura la presenza o meno di un certo tipo di prova necessaria poi in fase di dibattimento». Truffe online, cyberbullismo, pedopornografia, revenge porn, ma anche attacchi informatici a obiettivi sensibili pubblici o privati: «In quest’ultimo caso – prosegue il responsabile dell’ufficio – si tratta di attacchi a fini estorsivi, con gli hacker che bloccano sistemi informatici e pretendono soldi in cambio dell’antidoto. Si tratta di metodi sempre più affinati, per contrastare i quali possiamo contare su un gruppo di polizia europeo che studia i virus e fornisce gli antivirus».
Reddito di cittadinanza
Non soltanto lo sconfinato mondo di internet: la Polizia postale si occupa pure di tutto ciò che riguarda le poste, come dice il nome stesso. E dunque, oltre ad esempio all’allarme bomba di martedì, c’è anche la truffa sul reddito di cittadinanza. Nelle ultime settimane alle latitudini sono stati intercettati numerosi casi, compiuti da soggetti perlopiù di nazionalità romena, che si presentano agli sportelli con documenti taroccati e chiedono di accedere al sussidio. «Anche di questo – conclude il viceispettore Fonzo – ci stiamo occupando noi. In una settimana abbiamo già denunciato cinque persone, di origine romena e residenti in altre città lombarde, che si sono presentate agli uffici postali chiedendo di ottenere il reddito di cittadinanza e presentando documentazione poi rivelatasi falsa». Tra web e vita reale, insomma, alla Polizia postale non manca certo il lavoro.
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